I calciatori ormai palesemente fuori dal progetto possono essere un problema per il finale di stagione della Juventus. Un giudizio definitivo non lo si può di certo dare dopo la partita pareggiata 0-0 con il Milan, giocata dopo oltre tre mesi senza gare ufficiali, ma ci sono segnali inequivocabili del fatto che non sarà semplice per Maurizio Sarri tenere insieme un gruppo da cui diversi elementi si ritengono già fuori. La prestazione di Miralem Pjanic, ad esempio, è scoraggiante per qualità e impegno. Eppure proprio Sarri nell’intervista rilasciata all’anti-vigilia della partita, aveva dichiarato fosse in ripresa sia atletica sia mentale, dopo lunghi colloqui con lo stesso allenatore.
Il 30enne bosniaco sembra abbia ormai la testa altrove, forte di quell’accordo di massima con il Barcellona per i prossimi 4 anni. La situazione, però, su quel versante non si sblocca per via del no di Arthur e il calciatore rischia di vivere la parte clou della stagione in cui la Juve si gioca tutto, al centro di una telenovela.
Un discorso simile si potrebbe fare per Federico Bernardeschi, apparso in totale confusione ogniqualvolta è stato chiamato in causa, maggiormente nella semifinale di Coppa Italia. In questo caso, però, l’allenatore non è esente da colpe: dopo averlo impiegato per mesi come trequartista, Sarri ci ha detto che ci avrebbe lavorato su per trasformarlo in mezzala, salvo dopo qualche settimana fare marcia indietro: “No Federico sarà solo attaccante esterno”. Destro, ovviamente, il ruolo che in nazionale con Roberto Mancini ha svolto anche molto egregiamente per mesi. Col Milan è subentrato a Douglas Costa sulla sinistra e l’ex viola è parso sin da subito spaesato e non ha dato alcun contributo alla causa.
Nella lista si possono inserire tranquillamente anche Sami Khedira e Adrien Rabiot. Il primo è stato provato per giorni nel centrocampo titolare con Bentancur e Matuidi, ma poi nella rifinitura Sarri non se l’è sentita di lasciare fuori Pjanic e il tedesco è finito in panchina. Il numero 6 della Juventus ha un contratto fino al 2021 e non ha alcuna intenzione di andare via prima, ma anche qui bisogna essere chiari: c’è un progetto per il centrocampo del futuro? Se sì, non può farne di certo parte l’ex PSG Rabiot, che dopo aver riotardato il più possibile il rientro a Torino pur essendo ad un tiro di schioppo dalla Continassa (ha trascorso la quarantena in Costa Azzurra) è tornato quell’elemento totalmente avulso dalla squadra che avevamo visto ad inizio campionato. I timidi passi in avanti fatti nei mesi si sono sgretolati durante il lockdown e non c’è di certo tempo per recuperare poiché si gioca ogni tre giorni.
Insomma, la Juventus che è ancora in corsa su tre fronti, rischia seriamente di giocarsi Coppa Italia, campionato e Champions League con una rosa ridotta all’osso sia per la fragilità muscolare di alcuni elementi (alla prima partita ufficiale ne mancavano già quattro, oltre al lungodegente Demiral, Higuain, Chiellini e Ramsey) sia perché altri ormai non ci sono più con la testa. A Sarri l’arduo compito di fare, più che l’allenatore, lo psicologo e il gestore di un gruppo messo assieme male e portato avanti per certi versi peggio. E forse l’ex tecnico del Napoli non è la persona giusta al posto giusto, in questo momento.