La Vecchia Signora, il sogno e il grande incubo

E’ stata una grande Juve quella vista al Wanda Metropolitano di Madrid. Grande come del resto lo è stata tante volte in questi anni in Europa, anche quando ha perso o è stata eliminata per un niente, facendo tremare Real Madrid, Bayern Monaco o Barcellona, non certo squadrette da metà classifica locali. Alla faccia di chi non sa altro che sbraitare “fino al confine”, e magari la sua squadra conta qualcosina fino al confine della sua provincia, o ha meno trofei internazionali dei bianconeri, ma si vanta di una Champions in più vinta dopo cinquant’anni di nulla…

Contro l’Atletico Madrid la Juventus di Sarri ha fatto una partita da grande squadra, giocando un calcio aggressivo e facendo tremare gli avversari. Specie nel secondo tempo, quando ha ammutolito uno stadio intero, macinando gioco anche dopo il 2-0. Peccato per gli errori difensivi su quei calci piazzati che un tempo erano tra i suoi punti di forza, sia in fase difensiva che offensiva, frutto di una serie di situazioni legati alla condizione, all’assimilazione degli schemi e a un’intesa che giocoforza non c’è ancora tra tutti i compagni. Non bisogna infatti dimenticare che la squadra bianconera è praticamente ripartita da zero sotto diversi punti di vista, a cominciare proprio dalla guida tecnica, e che nessuno ha la bacchetta magica. Proprio per questo sono fiducioso per il futuro: problemi simili sono per fortuna risolvibili, e speriamo quindi che la squadra impari presto a difendere a zona, o che trovi una soluzione tampone in attesa di farlo, perché per il resto, la forza della squadra non si discute.

A proposito di nuovo allenatore: lo ricordate il Sarri pre-bianconero? Quello che si lamentava una domenica sì e l’altra pure? Bene, all’epoca era simpatico, aveva ragione su ogni cosa ed era considerato un condottiero, “Mister 33”, l’inventore del sarrismo. Adesso che ovviamente allena la Juventus è diventato per i suoi vecchi fan un vecchio piagnone servo del potere. Per carità, io stesso ho spesso evidenziato nei miei articoli certi atteggiamenti puerili dell’allenatore toscano, e tutt’ora non lo giustifico quando accampa scuse. Ma trovo disgustoso e squallido che tale atteggiamento lo assuma chi, come scritto prima, fino a ieri lo osannava e approvava queste sue uscite, e oggi sulle stesse cose ci ricama sopra per sfotterlo. Capisco che per i media italioti e certi saltimbanchi che popolano alcune delle trasmissioni sportive nostrane la dignità sia un concetto sconosciuto, e che l’idea che la Juve possa vincere la Champions un incubo, ma un minimo di coerenza ogni tanto non guasterebbe.

Che poi chi scrive queste cose sui giornali, o le ripete a pappagallo in televisione, sono spesso gli stessi di sempre, quelli che parlano di “fuga dell’Inter” dopo appena tre giornate, di “Lukaku unico top player arrivato in Italia negli ultimi anni” (SIGH!), di “crisi Juve” per aver fatto “solo” sette punti su nove contro tre provinciali, e che da otto anni a questa parte danno sempre, più o meno in questo periodo, la squadra bianconera sull’orlo di chissà quale abisso. Salvo poi trovarsi a giugno con l’ennesima delusione sotto braccio, e il tradizionale travaso di bile.

A questo giro di chiacchiere da bar non è sfuggito purtroppo nemmeno l’ex capitano e allenatore ultrà (bianconero) Antonio Conte, che da quando si è seduto su una certa panchina sembra aver assimilato quella filosofia tutta lacrime e veleno. Ma il bue che dà del cornuto all’asino non ci fa una bella figura, e anzi rischia di rendersi ridicolo, soprattutto quando si parla di bilanci. Dalle sue parti di conti in rosso ne sanno bene qualcosa, e pure tanto.

Proprio i conti della Vecchia Signora sono diventati l’argomento preferito di molti giornali e televisioni. Ormai fanno a gara a chi ne pubblica un resoconto (parziale e incompleto), e all’appello mancano solo Topolino e Famiglia Cristiana. Bilanci, analisi, previsioni, a sentire o leggere certi argomenti sembra quasi che la società col fatturato più alto d’Italia abbia le pezze al sedere, un debito che oscilla tra i 50 e i 400 milioni di euro e sia sull’orlo della catastrofe. Insomma, una situazione disperata che invece non riguarda quelle squadre per cui certi pseudo analisti fanno il tifo. Queste, infatti, nonostante le voragini reali nelle loro casse e le acrobazie finanziarie inventate per cercare di dargli una parvenza di ordine, nuoterebbero nell’oro e sarebbero gestiti da geni della finanza e del mercato.

Mi spiace deludere queste persone ma la realtà è completamente diversa, come del resto molti di loro sanno, e i conti della Juventus sono “normali”, con debiti preventivati e facilmente copribili entro giugno dell’anno prossimo coi ricavi. Da questo punto di vista si guarda con fiducia al prossimo rinnovo con lo sponsor Jeep, che dovrebbe portare la società bianconera a intascare una cifra intorno ai 50 milioni di euro all’anno. Ovviamente anche questa notizia ha mandato in tilt i soliti noti delle disinformazione, che hanno gridato allo scandalo in quanto la notizia scombussolerebbe ulteriormente i loro sogni.

Perché per loro è normale che la squadra più vincente degli ultimi anni, con in rosa il più forte giocatore al mondo, guadagni solo 17 milioni l’anno, appena 3 in più di quel Milan che da anni è ai margini del calcio che conta in Italia e in Europa, o addirittura uno in meno del simpatico ma non certo blasonato Sassuolo. Dov’è quindi lo scandalo? La Exor è un’entità a sé rispetto alla squadra bianconera, e se la prima decidesse di sponsorizzare un qualsiasi top club all’estero pagherebbe anche di più. Allo stesso modo qualsiasi società volesse sponsorizzare la Juventus di Cristiano Ronaldo, dovrebbe sborsare una cifra analoga a Jeep o addirittura superiore.

Qualche rosicone si è spinto allora oltre, parlando di conflitto di interessi, facendo finta ovviamente di non sapere che nulla vieta di sponsorizzare un club di cui sei azionista, purché si rispettino i criteri di Fair Value. E in questo caso vengono rispettati, così come fa il Sassuolo, il cui sponsor principale è Mapei, azienda di proprietà del suo presidente. Con buona pace di tutti.