Gianluca Rocchi ha parlato oggi in occasione del Social Football Summit e tra le domande che gli sono state poste, inevitabilmente, c’è stata quella relativa a Juventus-Salernitana con l’errore clamoroso sul gol annullato a Milik. “Partiamo dal comunicato travisato – le parole riportate da Bianconeranews – con il quale volevamo fare chiarezza sulla cosa. Non abbiamo mai parlato della bontà della decisione, abbiamo parlato di una cosa soltanto, il fatto che venivamo, tra virgolette, accusati di non aver utilizzato una determinata camera. Una camera che non avevamo, perché non è stata data disponibilità al nostro provider di utilizzarla. Non potevo crocifiggere VAR e AVAR perchè non avevano visto un episodio in cui non avevano disponibilità di una telecamera. L’obiettivo era dire “se ci state dicendo che siamo degli incapaci perché non abbiamo valutato questa telecamera, io vi dico che non ce l’ho mai avuta”. Se l’avessi avuta il risultato sarebbe stato diverso? Probabilmente sì, ma non ce l’avevo. E io avrei dovuto crocifiggere due dei miei perché davanti ad un elemento che non hanno avrei dovuto chiedergli di inventarselo? Questo era l’unico obiettivo del comunicato. Ci tengo a ricordare per chi non lo sapesse ancora, che le telecamere non sono lì per il VAR ma per la televisione, utilizziamo camere che sono lì per un altro fine, non per dare un servizio agli arbitri”.
Insomma, Rocchi indirettamente dà un’altra informazione, ovvero che senza Candreva, il fuorigioco di Bonucci sarebbe stato comunque considerato attivo. E così non è perché il numero 19 bianconero non impatta con il pallone, con un avversario e non impedisce la visuale del portiere. E non è tutto, perché Bonucci viene anche vistosamente trattenuto subendo un fallo da calcio di rigore. Tra l’altro, nella stessa partita, ci sono inquadrature in altre azioni della telecamera che mancherebbe in occasione dell’episodio di Candreva… Il mistero rimane.
Nel corso dello stesso evento, Rocchi ha poi parlato anche della possibilità di rendere pubblici i dialoghi tra arbitro e VAR: “Se lo facciamo come il rugby sì, nella F1 sono filtrati. La prima cosa che verrebbe chiesta sarebbe cosa è stato tagliato. È complesso, chi sta in campo e chi sta fuori deve avere una preparazione comunicativa adeguata. Stiamo migliorando tantissimo, anche rispetto all’anno scorso, ma ci vuole ancora tempo. Da parte degli arbitri c’è apertura totale. Non ci sono segreti. Il problema di trasmettere live è che non c’è un filtro. Quello che avviene in campo lo sentirebbe il mondo intero. Perché nel rugby è possibile? C’è un’altra cultura di come lavora l’arbitro – continua – c’è meno stress con un sistema diverso. Gli arbitri italiani stanno lavorando molto per andare verso una comunicazione che sia ascoltabile da tutti, ma stiamo facendo un percorso di crescita. Oggi non potrei mandare un audio live, perché il livello non è ancora adeguato, ma stiamo lavorando tantissimo. Stiamo facendo un lavoro di formazione enorme, in alcuni casi frenarsi non è semplice perché rischi di limitare la tua spontaneità e diventerebbe un problema al contrario. Quanto tempo ci vorrà? Dipende dai risultati, quando ci rendiamo conto di essere pronti. Poi servirà comunque un’autorizzazione generale della Fifa, non possiamo fare come ci pare. L’importante sarà farsi trovare pronti quando sarà il momento”.
Poi, il designatore di Serie a e Serie B sottolinea come gli arbitri non abbiano affatto paura della tecnologia, anzi, la auspichino. “Mi arrabbio quando dicono che gli arbitri sono contrari alla tecnologia. Gli arbitri sono più che a favore. L’arbitro ha come primo obiettivo prendersi cura della partita, del risultato – che sia il più trasparente facendo rispettare le regole senza guardare in faccia nessuno – e del calciatore affinché non si faccia male. Deve garantire che quel risultato non dipende dalle loro decisioni. L’unico obiettivo è quello di non sbagliare, ed è una lotta continua costante e quotidiana contro gli errori. Il supporto della tecnologia per noi è stato un sollievo. Senza nessuno che ti aiuti da fuori è complicato – insiste Rocchi – Per un arbitro avere qualcuno che ti dice qualcosa che hai sbagliato non è il massimo della vita. Non è piacevole, l’arbitro che non sta male per un proprio errore non è un arbitro. Il Var è un arbitro o che ha arbitrato fino al giorno prima, ma deve avere tanta esperienza con la tecnologia. Un grande arbitro da Var può diventarlo anche chi non ha talento ma studia e lavora”.