Era il 6 gennaio 2011 e nel giorno dell’Epifania, all’allora Stadio Olimpico di Torino, si giocava Juventus-Parma. Non fu un bellissimo pomeriggio per gli uomini di Del Neri (sì, ci allenava proprio lui, forse qualcuno se l’è scordato) che subirono un tanto incredibile quanto umiliante 1-4. Doppietta di Sebastian Giovinco e singole marcature di Hernan Crespo e addirittura Raffaele Palladino… così, tanto per ribadire chi eravamo. Fu la giornata del terribile infortunio di Quagliarella, del sacrosanto rosso a Felipe Melo (e già, c’era anche lui in quella Juve), e di una formazione che oggi, a poco più di otto anni di distanza, provoca ancora dei fortissimi brividi lungo la schiena.
Quel giorno avevamo capito che a maggio, per l’ennesimo anno, avrebbero fatto festa dalle parti di Milano, considerata ormai da tutti come la nuova patria del calcio italiano. Già, perché noi non vincevamo nulla da cinque anni, ma ci sembrava un’eternità.
Ecco, provate anche solo per un istante a rievocare nella vostra mente quelle immagini, quelle sensazioni, quello strano mix di fastidio e rabbia generato dal fatto di non poter più alzare alcun trofeo sotto il cielo di Torino e di considerare come prestigiosa una semplice qualificazione a qualsiasi coppa europea, anche quella “dei piccoli”.
“Chissà quando toccherà di nuovo a noi”, “Sarà bellissimo quando gli altri torneranno a vederci festeggiare”. Questi sono solo due dei tantissimi pensieri che ci tormentavano in quel periodo, un periodo fatto di tante ombre e pochissime luci, caratterizzato dal terribile e inquietante fantasma della paura… esatto, la paura di non poter più occupare i vertici del nostro campionato, di essere definitivamente tagliati fuori dal “calcio che conta”.
Oggi, dopo 8 anni, stiamo per festeggiare l’ottavo tricolore consecutivo, il numero 37 della nostra storia, ma il capoluogo piemontese e più in generale una grande fetta dell’Italia bianconera ha deciso di vivere questo evento “con il lutto al braccio”.
Comprensibile la tristezza per l’eliminazione dalla Champions League, in un’annata in cui, complice anche l’arrivo di Cristiano Ronaldo, si pensava di poter finalmente riportare la Coppa dalle grandi orecchie sotto la Mole. Nonostante ciò, è inaccettabile che si snobbi un trofeo che, nel resto della Penisola, celebrerebbero per un’estate intera o forse anche di più.
Già, il resto della Penisola, che mercoledì sera ha finalmente raggiunto il proprio personale obiettivo stagionale: l’eliminazione della Juventus dalla Champions League. Poco importa che i ragazzi di Massimiliano Allegri stiano per ottenere un risultato storico, che forse mai nessuno nella storia del calcio italiano potrà superare, poco importa che ormai da anni (se non da decenni) le loro squadre collezionino figuracce sia nel confine che fuori dal confine (tanto per citare un loro slogan), e poco importa che, proseguendo su questa scia, saranno costretti a veder festeggiare i bianconeri per ancora chissà quanti anni. Se la Juve non vince la Champions, la stagione è salva.
Sabato, se dovessimo ottenere questo benedetto punto che ci serve, festeggiate il tricolore, festeggiatelo forte, amici bianconeri. Troppo facile vincere questo campionato? Problemi degli altri, non nostri. Troppo poco emozionante vincerlo già prima di Pasqua? Ma lo scorso anno ci lamentavamo per aver fatto credere fino alla fine al Napoli di poter finalmente realizzare il loro “sogno nel cuore”… o ricordo male?
Arriverà il giorno in cui, purtroppo, vedremo festeggiare altre piazze (almeno una volta per una loro vittoria e non per una nostra sconfitta). Arriverà il giorno in cui, all’Allianz Stadium, non verrà alzata al cielo la coppa della Serie A (e lì vedrete quanto ci mancheranno questi “campionatini”). Arriverà il giorno in cui avremo nostalgia di poter aprire l’uovo di Pasqua e trovarci dentro uno Scudetto.
Arriverà, ma non quest’anno.