Nota Covisoc, svelato il contenuto della “carta segreta”
Dopo che il Consiglio di Stato ha respinto la sospensiva chiesta dalla FIGC, è stato reso noto il contenuto della nota Covisoc. 6 pagine di documento in cui non viene fatto riferimento alla Juve e si parla di plusvalenze in senso lato.
Dopo il ricorso della FIGC al Consiglio di Stato per chiedere la sospensiva sulla sentenza del TAR del Lazio, sulla Gazzetta dello Sport appare il contenuto della nota Covisoc. Il documento contiene 6 pagine e non viene fatto cenno alla Juve. La carta segreta che la Federazione non voleva concedere alla difesa bianconera fa riferimento in generale alla questione plusvalenze. In cui sostanzialmente si conferma che valutare oggettivamente un calciatore è pressoché impossibile.
Nota Covisoc, ecco di che cosa si parla nella “carta segreta”: nessun riferimento alla Juve e indicazioni sul caso plusvalenze
Sulla Gazzetta dello Sport viene mostrato il contenuto della nota redatta dalla Covisoc. 6 pagine in cui non viene mai nominata la Juve, ma che si riferisce ai casi legati ad Atalanta, Cesena, Chievo e Perugia. Il procuratore Chinè chiede all’organo di vigilanza delucidazioni in merito al metro di valutazione dei calciatori.
E la Covisoc risponde così: “Sulla scorta di tali considerazioni in diritto, dalle quali questa Procura non può prescindere nell’esercizio delle proprie prerogative inquirenti e requirenti, è evidente che l’esercizio dell’azione disciplinare in questa materia potrà essere utilmente perseguito ove emergano elementi sufficienti a corroborare la necessità di indagare su casi che fanno ragionevolmente ritenere la sussistenza di operazioni di scambio di calciatori fra due o più società professionistiche, in termini di sistematicità delle medesime operazioni di mercato, non già un’episodica operazione, finalizzati a sopravvalutare i dati di bilancio delle medesime società mediante, appunto, il sistema delle ccdd. Plusvalenze”.
In pratica, si specifica che valutare oggettivamente il prezzo di un calciatore è impossibile e che nell’ambito del processo, qualora non fossero emersi nuovi elementi, avrebbe dovuto fare fede il primo processo, quello che ha portato all’assoluzione di tutti gli imputati.