Luciano Moggi assolto a Milano: il giudice Oscar Magi spiega la sentenza nelle motivazioni. L’ex direttore generale della Juventus era stato portato in tribunale da Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto, ex presidente dell’Inter. Il figlio dell’ex dirigente nerazzurro, aveva deciso di sporgere querela in seguito ad alcune dichiarazioni di Moggi, che parlò delle telefonate di Facchetti durante una trasmissione televisiva.\r\n\r\nEbbene, il processo scaturito da quella querela si è concluso lo scorso 15 luglio con l’assoluzione di Luciano Moggi con formula piena, nonostante il pm Elio Ramondini avesse chiesto 10mila euro di ammenda. Secondo quanto si legge oggi nelle motivazioni, di cui Tuttosport pubblica uno stralcio, l’ex dg della Juve ha pronunciato in TV frasi che “contenevano con certezza una buona veridicità, o comunque sono state pronunciate nella ragionevole opinione che contenessero una dose di verità, seppur anche putativa”. Le intercettazioni di cui ha parlato Moggi, infatti, prodotte dalla sua difesa (l’avvocato Prioreschi) e “recuperate dal processo di Napoli” confermerebbero il “rapporto ‘preferenziale’ che il Facchetti manteneva con i designatori arbitrali dell’epoca, rapporto che è stato oggetto della richiesta di archiviazione del procuratore federale”.\r\n\r\nL’Inter, infatti, si salvò dal processo sportivo solo con la prescrizione: nessuno mai saprà come sarebbe andata a finire, ma di sicuro lo scudetto del 2006 non sarebbe stato di certo assegnato ai nerazzurri. In merito alla relazione di Palazzi, infatti, il giudice di Milano continua nelle motivazioni affermando che portava con sé “evenienze probatorie” che “non sono sfociate in un provvedimento disciplinare per il solo fatto del decorso del termine prescrizionale”. In definitiva, si legge ancora nelle motivazioni dell’assoluzione, che “quello che è importante è che Moggi, nel citare le vicende della giustizia sportiva ed i comportamenti dell’allora Presidente Facchetti, ha riferito cose vere o comunque verosimili per il momento in cui sono state dette e per il modo in cui sono state pronunciate”.