“A volte penso che le nuove generazioni non avvertano per nulla la responsabilità di portare in curva un nome come quello di mio marito. – ha dichiarato Mariella Scirea a ‘La Repubblica’ – Purtroppo non sono sorpresa della squalifica, me l’aspettavo, siamo recidivi. Ma due turni di chiusura fanno effetto. Questo è il prodotto del malessere del tifo italiano, di una sottocultura che conosce solo l’insulto. Non è solo un problema della Juventus, qui l’intero mondo ultrà si è coalizzato contro le nuove regole federali”.
\r\nUna coalizzazione, però, che oltre a non rispettare le norme vigenti, giuste o sbagliate che siano, non rende onore a Gaetano Scirea:\r\n
“Quando i tifosi bianconeri decisero di chiamare la curva col nome di mio marito, ormai 24 anni fa, ne fui molto felice, ma lo dissi subito: ‘Guardate che il nome di Gaetano Scirea richiede una grande responsabilità’. Stringemmo un patto: noi siamo la Juventus, la nostra curva deve distinguersi per correttezza. Con quegli ultrà era possibile un dialogo, ci confrontavamo, c’era un alto senso del rispetto, molti di loro ora sono genitori o nonni”, ha aggiunto la moglie di Gai.
\r\nOra però, i giovani che popolano la Curva Scirea, di valori ne hanno ben pochi:\r\n
“I giovani che ne hanno preso il posto forse non si sentono responsabili del nome Scirea. – prosegue – Le curve sono diventate un mondo a se stante, in cui non è facile introdursi e ragionare. Mi rendo conto che la mia è stata un’utopia. Sono delusa dal fatto di non aver raggiunto quell’obiettivo di cui mi ero innamorata”.
\r\nOvviamente, non manca la condanna di Mariella Scirea alla devastazione dello Juventus Staium da parte dei tifosi del Napoli:\r\n
“A Torino, in uno stadio senza barriere, c’è chi viene a fare disastri e dal settore ospiti lancia di tutto. Un anno fa gli ultrà del Napoli hanno causato danni per 200 mila euro. Quest’anno ci ritroviamo con 4 tifosi feriti. Tanti club non riescono a gestire i facinorosi, guardate cos’è successo alla Nocerina…”.
\r\nPoi una triste constatazione del fatto che non sia cambiato nulla dai tempi di suo marito ad oggi:\r\n
“Quando morì mio marito, negli stadi si cantava: ‘Tutti bruciati come Scirea’. Ora fanno i cori su Pessotto. Non è violenza anche questa? Vietiamo qualsiasi insulto. – ha auspiscato Mariella Scirea – Spieghiamo ai tifosi che, mentre loro continuano a offendersi, i giocatori a fine partita vanno a cena insieme, perché si rispettano. Serve una rivoluzione culturale e sarebbe bellissimo se partisse proprio dalla curva che ha il nome di Gaetano”.
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