Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. In ogni senso
Era tutto apparecchiato per l’Inter: porte chiuse, Jve in crisi, eppure è andata a finire come quasi semrpe nei precedenti derby d’Italia
Alla fine è andata come doveva finire e come quasi sempre accade quando l’Inter va a Torino, ovverosia con gli avversari a rodersi il fegato, e la Juventus vittoriosa a rispondere sul campo, come solo lei sa fare, alle stucchevoli e assurde polemiche create ad arte nel corso della settimana post-rinvio, prima della sfida.
Si mettano quindi l’animo in pace i suoi denigratori e coloro che la invidiano: la Juventus anche contro l’Inter ha dimostrato di essere la squadra più forte in Italia. Più forte di un arbitraggio non sempre impeccabile e troppo permissivo che ha spesso chiuso entrambi gli occhi su alcuni falli commessi dai giocatori nerazzurri, di un avversario ostico ma timoroso, venuto a Torino per strappare un pari, e delle tensioni create ad arte prima della gara anche tirando in ballo ridicole teorie complottiste. C’è chi, faccia di bronzo, tra gli pseudo tifosi VIP dei milanesi ha perfino avuto il coraggio di evocare una Calciopoli 2. Loro che, non dimentichiamolo, furono accusati dal procuratore federale Palazzi di illecito sportivo (“condotte finalizzate ad assicurare un vantaggio in classifica”) ma si salvarono da qualsiasi sanzione perché nel frattempo era intervenuta, con perfetto tempismo, la prescrizione…
E per cosa poi? Per un logico, normale rinvio di una gara che avrebbe goduto di maggiore spettacolo se fosse stata giocata a porte aperte. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, insomma, come sempre.
D’altronde da Marotta a Conte, passando per la loro società e i loro tifosi, tutti ci avevano fatto la bocca buona a una gara simile. Quando mai gli ricapiterà un’occasione così? Fino al calcio d’inizio, tutto sembrava essere stato apparecchiato al meglio per favorire l’Inter: uno stadio caloroso e ostile senza i tifosi avversari, una squadra, la Juventus, apparentemente in calo, una settimana di polemiche, come accennato prima, create ad hoc per generare tensioni, e l’arbitro di fiducia a dirigere la gara. Invece, niente.
Anche stavolta hanno perso nettamente, e senza nemmeno un episodio al quale aggrapparsi per giustificarsi. Chessò, una scoreggia in area di rigore di Bonucci che disorienta Lukaku impedendogli di calciare a rete, un fuorigioco di un millimetro su una delle due reti. Niente di niente. E forse anche per questo la sconfitta gli è andata di traverso più che in passato, con buona pace dei Mentana e dei piangina di turno.
Perché, tutto, come scritto, è stato annullato dall’ottima prova della compagine bianconera, in barba a chi sulle televisioni, opinionisti e avversari compresi, si ostina ancora a non volerlo riconoscere. Perché hai voglia a parlare di episodi (la partita è finita 2-0 e i nerazzurri hanno fatto solo un tiro in porta in novanta minuti, da fuori area), di errori propri (che poi questa è un’aggravante per Conte piuttosto che una giustificazione), numeri alla mano nella gara di domenica i bianconeri hanno tenuto più palla e avuto almeno cinque occasioni da gol, mostrando quella qualità e mentalità da grande squadra che da qualche tempo non si vedeva da quelle parti. Cose che tutte le altre, Inter compresa, in Italia non possono vantare. Forse anche per questo, la prossima volta, a Milano chiederanno di giocare a porte chiuse con i bianconeri lasciati fuori dall’Allianz assieme ai loro tifosi, e magari partendo già in vantaggio di un gol. Sia mai che si pareggino da soli.