Inutile girarci attorno: per la Juventus, uscire per due anni di fila agli ottavi di Champions League è un fallimento sportivo e finanziario. Lo dice il presupposto stesso che ha portato nel 2019 alla cacciata di Massimiliano Allegri per fare prima posto a Maurizio Sarri e poi ad Andrea Pirlo. Una rivoluzione riassunta di recente da una frase di Fabio Paratici che non è parsa affatto in linea con il motto storico della Juve, ovvero “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”: “Agli occhi di chi non è di calcio conta sempre e solo vincere”, le parole del CFO bianconero. Insomma, la vittoria non sembra essere più una priorità, alla ricerca di quel “gioco europeo” che dovrebbe riportare la Vecchia Signora sul tetto del mondo.
Sta di fatto che dopo l’eliminazione da parte dell’Ajax ai quarti di finale di Champions League nel 2019 (il 2° turno ad eliminazione diretta), sono arrivate due uscite agli ottavi, ovvero al primo turno dopo il girone eliminatorio. E per giunta contro le avversarie più abbordabili dell’urna in entrambe le stagioni, Lione e Porto. La ricerca di questo fantomatico gioco europeo ha sostanzialmente portato la Juventus ad esporsi a due figuracce contro squadre che hanno un decimo del monte ingaggi dei bianconeri, che paga 31 solo ad un giocatore. A proposito di gioco europeo, come spiegano gli esperti il fatto che ieri sera sia passata una squadra che ha giocato con una linea da 6 difensori?
L’evoluzione europea della Juventus non c’è stata negli ultimi due anni, anzi si è fermata nel 2019 dopo un ciclo che aveva portato i bianconeri a disputare due finali di Champions League. Paradossalmente, quanto di buono fatto in quegli anni è andato dilapidato in 24 mesi, nei quali però al contempo il monte ingaggi è schizzato alle stelle con il tesseramento di calciatori molto più pagati di quelli di prima, che però non hanno reso per come sperato. Insomma, dopo due anni di ricerca del gioco europeo, la Juve si trova con molti meno soldi incassati dall’Uefa e con una squadra che andrà profondamente modificata nel prossimo mercato estivo. Per di più, i bianconeri hanno ceduto lo scettro del campionato italiano alla squadra meno europea di tutti, l’Inter di Antonio Conte che fa della difesa a 5 e delle ripartenze veloci il suo punto di forza.
Finisce inevitabilmente un ciclo, che potrebbe ripartire dallo stesso Pirlo, a leggere tra le righe delle parole di Paratici. Se vincere non è più l’obiettivo principale della Juventus, l’attuale tecnico non sarà giudicato dai risultati e dunque resterà. Dovrà però ripartire praticamente da zero, non più da favorito in campionato, perché la solidità raggiunta dall’Inter consegna di diritto ai nerazzurri (se non smantelleranno) la pole position, ma soprattutto da outsider in Europa. Il patrimonio del ciclo di Allegri non esiste più e senza scudetto la Juve sarà relegata anche nella seconda fascia del sorteggio. In attesa di capire cosa farà Ronaldo.