Dybala: “Un calciatore del mio livello spesso è un uomo solo”

Sta facendo discutere l’intervista rilasciata da Paulo Dybala, numero 10 della Juventus, al magazine Vanity Fair: riferimenti anche alla sua situazione attuale?

Paulo Dybala protagonista di un’intervista rilasciata al magazine Vanity Fair che per certi versi sta facendo discutere. Per prima cosa, il numero 10 della Juventus spiega quanto sia importante l’umiltà per un giovane che sogna di arrivare nel calcio che conta. “Dio ci dà un dono, ma poi quel dono va lavorato. Ne ho visti tanti di fenomeni nei settori giovanili. Ragazzi di cui dicevano: “Se solo avesse avuto la testa, avrebbe potuto essere Maradona o Messi”. Ecco, io ho lavorato soprattutto per evitare questo”, esordisce la ‘Joya’.

Guardandosi indietro, Dybala rivede quel ragazzino di 15 anni che dovette rinunciare alla figura del papà, morto precocemente per un brutto male. L’argentino ammette che le difficoltà nel poter vedere il padre, lo avevano portato addirittura a pensare di lasciare il calcio.

“È morto per un tumore – racconta – , quando avevo 15 anni. Fu un dolore fortissimo. Nei mesi precedenti non riusciva più a venirmi a trovare e il club mi fece andare a casa per un po’ di tempo. Sei mesi erano troppo pochi e mi venne la tentazione di mollare tutto. (…) Forse un giorno lo ritroverò o forse no, a papà però penso sempre e gli dedico tutti i miei gol”.

Dopo aver vinto già due campionati con la Juventus, Dybala ha ottenuto la maglia numero 10 ma il sogno rimane quella Champions che potrebbe spalancargli le porte verso il Pallone d’Oro.

“Quando ci riunivamo intorno al fuoco, da bambini, d’estate, espressi quel desiderio con i miei amici. (…) Vincerlo sarebbe un messaggio importante per tanti bambini. Per tutti quelli che nati in un piccolo posto lontano dai grandi centri possono sperare di poter raccontare una storia simile alla mia”, rammenta ancora l’ex Palermo.

Dybala e gli uomini soli: i Pooh non c’entrano

Poi la frase che sembra essere un riferimento alla sua condizione attuale: un momento di appannamento, dentro e fuori dal campo, che forse il ritorno con la storica fidanzata Antonella Cavalieri potrebbe colmare.

“Quando abbiamo un pallone tra i piedi, noi calciatori siamo felicissimi. Quello che succede dietro, nel retropalco, spesso non è proprio bellissimo. Chi diventa un calciatore quando arriva al mio livello? Il più delle volte un uomo molto solo”, sostiene. E l’uscita non è piaciuta a molti che sui social network hanno voluto ricordare a Dybala quanto si sentano soli quei padri di famiglia che non riescono ad arrivare a fine mese per mantenere la famiglia.

Infine, una battuta sul Mondiale e su quel rifiuto alla maglia della nazionale italiana.

“Mi è stato chiesto di vestire l’azzurro e sono stato molto grato. Avevo 19 anni e rispondere “no, grazie” fu dura. Ma sono argentino e – conclude – sarebbe stato un inganno”.