Giorgio Chiellini capitano della Juventus, ha presentato oggi a La Repubblica la sua autobiografia. È stata l’occasione, per il difensore bianconero, di tornare sull’isolamento: quando è stato richiamato dalla Juve per gli allenamenti individuali, ammette, “mi è piombata la tristezza addosso. Però mi è bastato uscire con la macchina allo svincolo di Venaria perché mi si riaccendesse subito qualcosa. È stato bello ricominciare”. Il ritorno al calcio giocato aiuterà tante persone a dimenticare uno dei momenti più difficili della storia d’Italia e del mondo intero. “Questa pandemia – continua – ci sta insegnando a vivere il presente, ad adattarci a cambiamenti quotidiani, a ragionare su un futuro di due mesi al massimo. Avevamo comunque bisogno di ripartire, non è semplice e l’ho notato in compagni più giovani di me”.
Ovviamente, il campionato ripartirà, ma a porte chiuse, e solo se sarà garantita la massima sicurezza. “Se penso a tre mesi senza tifosi mi passa la voglia. Ci vorrà una forza mentale sovrumana e difatti mi chiedo: ‘ma perchè lo devo fare? Ma anche: e perché no?’ È il nostro lavoro e dobbiamo adattarci, come anche a tutto il resto”. Nelle settimane passate, inoltre, la figura di Chiellini è stata fondamentale alla Juventus per il taglio degli stipendi, ma il diretto interessato sottolinea il gioco di squadra. “No, ho fatto solo da tramite. La volontà era di trovare una soluzione che aiutasse il club in un momento di difficoltà e desse un esempio alla nazione, perché non è vero che noi calciatori viviamo fuori dal mondo. Non è stato facile mettere d’accordo 25 persone – rivela – ma è stato un gesto di grande maturità da parte nostra”.
Anticipando alcuni temi della sua autobiografia, Chiellini parla poi di alcuni compagni e di avversari con considerazioni che fanno già discutere. “Higuain? Conoscendolo mi ha sorpreso. È un ragazzo impegnativo perché devi coccolarlo, stimolarlo. Ha bisogno di affetto per alimentare le potenzialità incredibili che ha. Tornerà? Lo aspettiamo. Balotelli – argomenta – è una persona negativa, senza rispetto per il gruppo. In Confederations Cup contro il Brasile, nel 2013, non ci diede una mano in niente, roba da prenderlo a schiaffi. Per qualcuno era tra i primi cinque al mondo, io non ho mai pensato neppure che potesse essere tra i primi dieci o venti. Uno anche peggiore era Felipe Melo: il peggio del peggio. Non sopporto gli irrispettosi, quelli che vogliono essere sempre il contrario degli altri. Con lui si rischiava sempre la rissa – sottolinea il capitano della Juve – Lo dissi anche ai dirigenti: è una mela marcia”.
Nei confronti dell’Inter, invece, ammette di avere un odio sportivo che non ha paragoni. “Io odio sportivamente l’Inter come Michael Jordan odia i Pistons, non posso non odiarla, ma il 99,9 per cento delle volte che ho incontrato fuori dal campo persone con cui mi sono scannato in partita – spiega – ci siamo fatti due risate. L’odio sportivo è quello che ci spinge a superare l’avversario: se gli si dà il giusto significato, è una componente essenziale dello sport”, conclude Chiellini.