Da Chiellini un messaggio profetico, non proprio una resa

Chiellini ha toccato nel post partita di Inter-Juventus due argomenti fondamentali che stroncano teorici del calcio

Ci sono due frasi delle dichiarazioni post Inter-Juventus di Giorgio Chiellini che mi hanno colpito maggiormente e che meritano una riflessione. Tra nerazzurri e bianconeri ieri sera c’è stato uno scarto evidente, sotto tutti i punti di vista: tattico, tecnico, mentale. Se la partita fosse finita con un risultato più ampio per loro, non ci sarebbe stato nulla da dire. “C’è proprio stato un divario troppo netto – ha ammesso Chiellini – Bisogna riflettere e dare una spinta. Dna Juventus? Gli anni passano in tutto e per tutto, non è facile, i cicli a volte finiscono e stiamo cercando in tutti i modi di farlo continuare. Il decimo scudetto di fila, se uno ci pensa a mente fredda, è incredibile. Ritrovare giocatori e dna non è facile”.

Il dna Juve che non c’è più

Già a questa Juve manca prima di tutto il dna vincente, che si è perso strada facendo e non da ieri o da qualche mese, ma già dalla passata stagione, quando dopo i primi mesi della nuova gestione i bianconeri hanno cominciato a sbandare pesantemente contro chiunque. La ricerca di un gioco più “europeo” ha aperto praterie a chiunque, ma anche con un allenatore inviso alla squadra, il gruppo si è compattato portando a termine, seppur per un pelo, almeno l’obiettivo scudetto (la Champions, checché se ne dica, è stato un pianto anche nel girone e ho spiegato più volte il perché quella Juventus non abbia dominato nessuno, a dispetto delle narrazioni). Il dna storico della Signora, quello del “vincere è l’unica cosa che conta”, purtroppo, prevede un approccio utilitaristico e meno atalantino alle partite. Del resto, se l’Atalanta pratica il calcio più bello d’Europa ma non vince mai niente, un motivo ci sarà. Chiedetelo a Klopp, che rispetto al suo primo Borussia oggi è molto meno spettacolare, ma anche più pratico e vincente.

Il calcio reale contro la teoria

“Ci sono momenti nella partita in cui devi essere umile e accettare che gli altri abbiano la palla”, aggiunge Chiellini. È un approccio che ha imparato in tanti anni di calcio giocato, sul campo, non parlato in TV. Quando Adani dice che squadre come “il Sassuolo non attendono le situazioni di una partita, le aggrediscono”, pronuncia una bella frase ad effetto, ma priva di fondamento calcistico. I muli vanno avanti a testa bassa senza ragionare sulle situazioni. Le squadre che aggrediscono le situazioni a testa bassa durante una partita, quando incontrano una formazione che ha un atteggiamento accorto (vedasi ieri Atalanta-Genoa 0-0) non trovano una soluzione alternativa e sbattono contro un muro. È l’approccio “non pensante” al calcio, che non porta da nessuna parte in termini di risultati a lungo termine. In una partita si verificano migliaia di situazioni, che vanno lette, interpretate e alle quali ci si adatta preparando calciatori “pensanti”. In alcuni momenti bisogna accettare che anche gli altri abbiano la palla per studiare e prendere le contromosse. La strategia di gioco non può mai essere preordinata e imparata a memoria, ma va adattata costantemente in partita a seconda degli eventi. Fare pressing alto non coordinato o senza i giocatori adatti, espone a praterie come il 2° gol preso da dilettanti ieri sera dalla Juve con l’Inter. E purtroppo non è la prima volta. Meglio fare un passo indietro sulla pressione e giocarsi le proprie carte in altri modi. Il calcio vero, quello che si gioca sul campo è così, che piaccia o no ai teorici.