Federico Bernardeschi non vuole sentire parlare di crisi: quello che sta vivendo alla Juventus è solo un momento in cui le cose non vanno come vorrebbe. Il gol messo a segno ieri sera contro l’Estonia, in questo senso, lo potrebbe aiutare molto: “C’è chi lo vede complicato, ma magari perché vede tutta la sua vita complicata. Io lo considero semplicemente un periodo che nel calcio ci può stare – dichiara a Rai Sport il numero 33 bianconero – Tra l’altro ho iniziato questa stagione in ritardo perché sono stato fermo 45 giorni, e non sono pochi, soprattutto a inizio stagione, valgono quasi il doppio perché tutti gli altri si allenano e tu non puoi farlo. Anche quando ritorni sei comunque 40 giorni indietro rispetto agli altri e in un periodo importante come quello della preparazione. Io conosco solo una strada – insiste dal ritiro della nazionale – che è quella del lavoro e del sacrificio per recuperare il prima possibile tutta la forma fisica”.
Insomma, testa bassa e pedalare è il mantra di Bernardeschi, sicuro che prima o poi questo momento no passerà e riuscirà ad imporsi anche alla Juventus. Se poi non dovesse succedere, ci penserà il suo agente a valutare altre situazioni. “Futuro? Io sono un grande professionista, lavoro e penso al calcio. Per tutto quello che c’è intorno ci sono le persone giuste che lavorano per me c’è il mio agente e ci penserà lui”, spiega l’ex viola.
Facendo poi alle parole di mister Pirlo di qualche giorno fa, Bernardeschi ribadisce di avere un ottimo rapporto con l’allenatore: “Da grande professionista quale sono, mi sono messo a disposizione dell’allenatore, ho giocato dove lui mi ha richiesto, ho parlato con il mister, ho la sua fiducia. Ovviamente – argomenta – quando si cambia staff e si cambia allenatore ci sono sempre dei meccanismi nuovi ma anche solo delle relazioni personali diverse da quelle che c’erano prima e quindi ci vuole tempo. Verremo fuori dalle difficoltà come sempre”. Infine, una battuta sulla parentesi Sarri: “Credo che ci sono state delle incompatibilità probabilmente, lui non è riuscito a trasmettere quello che voleva trasmettere e – conclude – noi non siamo stati capaci di capire lui”.