Il mio rapporto con Moratti era speciale, forte, decisamente forte. Ci sentivamo parecchie volte durante il giorno, anche alle 3 del mattino, ci confrontavamo su ogni cosa. Mi faceva sentire uno di famiglia. Insomma, stavo bene professionalmente e umanamente, e davo ogni mia energia per la squadra. Capite bene la terribile delusione nel momento in cui è emerso che mi pedinavano e addirittura intercettavano. Cavolo, queste sono cose che si fanno coi mafiosi…
\r\nVieri all’Inter era convinto di essere un re, poi è arrivato Adriano e Moratti cambiò…\r\n
Diciamo che dopo l’arrivo di Adriano le telefonate con il presidente si erano fatte meno frequenti… Ma io so come vanno le cose, in particolare nel calcio. Bastava parlarci direttamente e non avrei avuto problemi ad andarmene in buoni rapporti. C’era aria di rinnovamento e dopo sei anni era forse anche normale puntare su altri giocatori. Ma perché non vedercela fra di noi, in amicizia? Perché cercare la rottura in quel modo? Un giorno dissi: ‘Presidente, non ti preoccupare, se devo andarmene basta che me lo dici, non ci sono problemi’. E lui: ‘No, no. L’Inter siamo io e te, le colpe sono sempre nostre per gli altri, le responsabilità ce le prendiamo sempre noi due. Ti voglio al mio fianco…’. Io allora insisto, per essere sicuro: ‘Davvero presidente, se ci sono problemi…’. Risposta secca: ‘Va tutto bene!’. Altro che tutto bene quando poi vieni a scoprire di essere intercettato…
\r\nDa anni si sente il ritornello che quell’Inter non vinceva perché c’era un “sistema” che voleva favorire qualcun altro. La risposta di Vieri è secca e sulle vicende di Calciopoli non ha alcun dubbio:\r\n
Juventus e Milan erano semplicemente più forti. Noi sprecammo l’occasione nel 2002.
\r\nAmen.\r\n\r\n[jwplayer player=”1″ mediaid=”78122″]