Udinese-Juventus 1-2, il giudizio di dio non salva Pirlo nemmeno stavolta.
SZCZESNY 5.5 – Pinsoglio gli ha confidato che in Io sono leggenda (AKA l’ulitmo uomo sulla terra) il protagonista non è davvero solo, come appare all’inizio. Il portiere c’è rimasto male e sul tiro di Molina è distratto: perché, il compagno di squadra gli ha fatto questo enorme spoiler? Eppure un lettore smaliziato come lui, avrebbe dovuto capirlo che Richard Matheson imbrogliava: la tocca col piede, poi con la mano, ma la sua mente era sulle pagine del libro. Di certo non in campo.
DANILO 5 – Ripresosi dall’infortunio al piede (i maligni dicono dovesse finire il binge watching di Vinkings), torna a destra. Ambizioso come Ragnar, ma senza la sua grinta, continua a ripetere al suo dirimpettaio che sulla sua fascia non si passa.
BONUCCI 5 – Nel fumetto Watchmen ci siamo tutti chiesti chi controllasse i controllori; in quel caso supereroi. Nella feroce (e pessima) satira “the boys”, si scopriva che i controllori sono uomini. Nella Juventus è lui che controlla i calciatori, anche se ha perso tutti i superpoteri e persino il lancio lungo, in cui eccelleva, qualche anno fa. Peccato non abbia perso il potere: protesta con l’arbitro e si incazza con i compagni.
DE LIGT 5.5 – Quando l’inutile fraseggio difensivo comincia, ci si immerge nel sistema di riscrittura della storia attuata in 1984, quasi che in spogliatoio gli abbiano detto: noi siamo il ministero dell’attacco, è per questo che passiamo la palla indietro. Eppure quando si fa vedere in area ha piede addomesticato per pasturare calcio; invece di passarla all’”esperto” Bonucci dovrebbe giocarla lui.
ALEX SANDRO 4.5 – Ieri sera ho aperto la pagina wikipedia di Falcon (per prepararmi alla serie Falcon and Winter Soldier). Tra le abilità del piccolo aiutante di Capitan America c’è quella di saper addestrare gli uccelli, meglio di Jessica Rizzo. Se il gol arriva dalla sua parte, ci sarà una ragione. Se riuscisse come lei a farli muovere a piacimento, non avrebbe bisogno di correre.
BENTANCUR 5 – In Febbre d’amore ben tre attrici si sono alternate nel ruolo di Jill Foster, presente in scena sin dalla prima puntata della Soap (1973). Nel 2013 il suo ruolo è stato retrocesso da principale a ricorrente. Un buon precedente anche per Rodrigo.
RABIOT 6.5 – Entra con i capelli sciolti perché ha litigato con la mamma. La disputa era se ordinare un lotto di fumetti di Geppo, il diavolo buono, su ebay. A sua madre non piacciono quei fumetti vintage e diseducativi. Geppo, seppur buono, non può essere amico di Satana. Bel cross, però.
MCKENNIE 5 – Lascia delle praterie e l’avversario ne approfitta. Inutile invocare Manitù, il grande spirito e Wakan Tanka. I testi di Carlos Castaneda gli stanno insegnando a smaterializzarsi, come lo stregone Don Juan: sparisce sul gol avversario e ricompare in area avversaria in tuffo. Eppure, se entrava quel gol…
BERNARDESCHI 4 – Ha giocato? Ah sì, ha giocato. Quando è in campo siamo dalle parti di Venerdi 13, la saga horror: tutti gli episodi dopo il secondo sono orrendi, non si riesce a salvare nulla, nemmeno un disgraziato colpo di scena. E quindi resto a guardare il film perché, con calma, posso rispondere ai messaggi degli amici, anche quelli che mi hanno scritto tre anni fa. Bel taglio di capelli, però.
CUADRADO 5.5 – Ha finito la benzina. Dopo la stagione dei poliziotteschi, adesso, a fine stagione, non riuscendo nemmeno a saltare l’uomo, sembra la loro parodia: squadra anti-gol con Er Monnezza e Venticello (Berna?), che almeno, nel 1977, correva a vedere le partite della Juve e prendeva le pizze in faccia.
KULUSEVSKI 5 – Ci mette foga e non è perfetto. Capitan Harlock era un pirata tutto nero, ma lottava per la libertà. Lui arriva, corre salta, ma poi non riesce mai a passarla. Perché?
DYBALA 5 – È a carburazione lenta, con modulazione di frequenza. E se Percy Jackson compie un percorso di maturazione, all’interno della serie di libri, a lui dedicata, pare che Paulo abbia bisogno di una serie più lunga. Cinque partite non sono abbastanza.
MORATA 6 – Ha lavorato bene in settimana. Tramite gli sconti IBS, per la festa della mamma, durante notti insonni, è riuscito a mettere insieme la collezione completa dei testi di Emmanuelle. I primi 7 originali, più i 21 apocrifi, che aveva visto, in edizione rara, a casa Ronaldo, una delle volte in cui era stato invitato a cena. Eppure non riesce a segnare.
RONALDO 7 – Il webinar sul buddismo e la meditazione, realizzata in collaborazione tra la Sorbona di Parigi e la Shifan Daxue di Kunming, in Cina, ha dato i suoi frutti. Dopo un primo e un secondo tempo di trasfigurazione del reale, e di yoga tantrico, le maglie degli avversari, e quelle dei suoi compagni di squadra, sono diventate uguali. Torna in sé negli ultimi dieci minuti e segna nella porta giusta.
PIRLO 4 – Sta leggendo “la moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo”. Un libro di per sé non brutto (ha venduto svariati milioni di copie), eppure che non lascia nulla e che non ha nessuna scena madre (l’autrice ci dice, en passant, che viaggiando nel tempo lui si incontra con sé stesso). È la stessa maniera in cui Pirlo prepara le partite. Per questo si dorme, non si piglia pesci, ma si raccolgono autogol. Cos’è quello di Molina se non il solito gol che Pirlo si è segnato da solo?
Nel solo girone di ritorno stiamo parlando di almeno 12 gol autoinflittici da retropassaggi sbagliati, disattenzioni e assist agli avversari; capirlo, potrebbe essere un grande passo in avanti, anche per noi tifosi.
TENET IN THE DARK (Riavvolgiamo il tempo e cambiamo il passato, consapevoli di ciò che è accaduto nel futuro)
Bonucci a protestare. McKennie a protestare, Alex Sandro a protestare. Insomma quest’anno la direttiva che arrivava dai piani alti della dirigenza era: martelliamoceli e facciamoci del male da soli, altrimenti non siamo contenti e non raggranelliamo contanti.
Sfida della settimana prossima, da dentro o fuori, la Champions, per poi arrivare alla Super Lega, che non piace a nessuno. Soprattutto a chi è cresciuto negli anni ’80 e le partite si giocavano tutte alle 14.30 della domenica. Un anticipo, forse, se si arrivava in semifinale di Coppa.
Altro ché.