«Un gol di Garrincha è eterno, non lo dimentica nessuno». Lo scrisse José Edilberto Coutinho, giornalista brasiliano che amava il calcio e la poesia, non sappiamo in quale ordine. Forse avrebbe sostenuto lo stesso di quelli griffati, a decenni di distanza, da un altro suo connazionale, Diego Ribas da Cunha. Ispirato dal fatto che di solito sono belli e – di questi tempi – rari. Le due prodezze dell’Olimpico (romano) in effetti sono bene impresse nella memoria di chi tifa Juve. Per svariati motivi. In quanto notevoli, perché non hanno avuto seguito e poiché costituiscono il principale appiglio percontinuare a credere nella grandezza assoluta dell’asso strappato al Werder. E’da quel pomeriggio di fine estate che il popolo bianconero attende la (ri)apparizione del suo profeta. Il Diego ammirato lo scorso 30 agosto (e negli anni di Brema) aveva il marchio tangibile del fuoriclasse e pensare a un’allucinazione collettiva proprio non si può.\r\n\r\nCHE SHOW ALL’OLIMPICO – Quando l’arbitro Tagliavento fischierà il via di Juve-Roma, mancheranno 149 giorni all’inizio del Mondiale sudafricano. E ne saranno trascorsi 144 dal match d’andata tra giallorossi e bianconeri, quello che sembrava aver consegnato alla Juve e all’intero calcio italiano un giocatore speciale destinato a segnare un epoca: Diego Ribas da Cunha. Ha segnato poco, invece, il 28 bianconero nel corso di questa disgraziata stagione juventina. In senso figurato, certo. Ma pure letterale. Due gol appena dopo il magico pomeriggio dell’Olimpico. Il primo a Bergamo in campionato. Il secondo, a debito intervallo, contro il Napoli in Coppa Italia. Eppure le critiche piovute addosso agli juventini vecchi e nuovi hanno appena scalfito la sua immagine.\r\n\r\nIL 10 DEGLI ANNI ‘ 10 – Un numero 10 per segnare gli anni ‘10. Questo si aspettavano società, compagni, tifosi al momento della conclusione dell’estenuante trattativa con il Werder Brema. Al momento Diego veste il 28 per una questione di gerarchie interne, ma verrà il tempo di riappropriarsi del proprio marchio di fabbrica. Nel frattempo aspetta, si fa aspettare. E attraversa la terra di mezzo tra il Diego- show dell’Olimpico e il grande show Mondiale a cui punta da un quadriennio. Carlos Dunga non ha mai fatto mistero di stimarlo, ma l’ultima convocazione risale a oltre un anno fa e il ritorno di Ronaldinho ai fasti di un tempo non è una buona notizia per il bianconero. Anche se poi bisognerebbe fare chiarezza una volta per tutte non solo su chi è realmente Diego ( noi, a proposito di fede, continuiamo a pensare che abbia le stimmate del fuoriclasse), ma soprattutto su cos’è.\r\n\r\nCredits: TuttoSport\r\nFracassi Enrico – Juvemania.it