Trezeguet: “Che goduria il 5 maggio, la finale contro il Milan il più grande rimpianto”
David Trezeguet, ex attaccante della Juventus che sta chiudendo la carriera in India assieme ad Alessandro Del Piero, ha rilasciato una lunga intervista alla trasmissione “La tribù del calcio”, in onda venerdì alle 23 su Premium Calcio. Il franco-argentino ha ripercorso alcune tappe della sua gloriosa carriera e ha ricordato quali siano state le più grandi soddisfazioni, così come le più cocenti delusioni. “Il dolore più tremendo – ricorda ‘Trezegol’ – fu perdere la finale di Champions a Manchester. Eravamo fortissimi, avevamo vinto un altro scudetto e incontravamo il Milan che invece in campionato aveva fatto male. Ci sentivamo superiori, ma andò così: la partita non fu bella, la perdemmo ai rigori. Resta il rammarico più grande di tutta la mia vita”.\r\n\r\nLa soddisfazione più grande, manco a dirlo, lo scudetto del 5 maggio 2002, quando l’Inter si suicidò all’Olimpico contro la Lazio: nonostante diversi calciatori biancocelesti non si impegnassero a fondo, i nerazzurri furono capaci di perdere uno scudetto già vinto, consegnandolo alla Juventus:\r\n
La gioia più grande è lo scudetto del 2001/02, quello del 5 maggio, con l’Inter che si fa battere a sorpresa in casa della Lazio e noi che vinciamo a Udine e scavalchiamo i nerazzurri all’ultima giornata. Per me fu il primo Scudetto, inoltre la Juve non vinceva da tempo: fu molto bello.
\r\nAlla Juve Trezeguet ha incontrato tanti campioni, ma anche grandi uomini:\r\n
In generale, dell’esperienza in bianconero, ricordo l’Avvocato Agnelli: non si stancava mai di ripeterci che voleva che la Juventus fosse la squadra migliore del mondo. Forse non avremo mai incantato come gioco, ma come voglia di vincere non c’era nessuno come la Juve. Arrivai alla Juventus a 22 anni – prosegue – e ricordo che firmai il contratto poco prima di giocare la finale dell’Europeo, guarda caso proprio contro l’Italia. Ero reduce da cinque anni al Monaco e feci il salto di qualità che avevo sempre sognato. Alla Juve trovai giocatori straordinari come Inzaghi, Del Piero, Davids, Montero: anche grandi uomini, come avrei scoperto nel tempo. Ed ebbi la fortuna di ricevere consigli da campioni francesi che giocavano, o avevano giocato, per la Juventus: Deschamps, Zidane, Platini. Fu un’esperienza straordinaria, fin dal primo ritiro a Chatillon – conclude – , con lo stadio sempre pieno di tifosi. Ogni giorno che passava, crescevo.