Travaglio: “Il marcio di Calciopoli non è mai venuto a galla”

«Da juventino avrei voluto vedere la Juventus in serie C. Il processo di primo grado di Calciopoli avrebbe potuto costituire un momento cardine, fondamentale, per l’intero sistema calcio, malato e avvelenato da personaggi di dubbio gusto, dai furbetti del quartierino e da gente come Moggi. Poi ci fu quell’incredibile e vergognoso condono che fece diventare tutto una farsa. Ma non lo fecero per salvare la Juve, non ci cascate. I bianconeri erano in quel momento il capro espiatorio, un fuscello nelle mani di chi avrebbe dovuto imprimere la pena severa e simbolica. Quell’assurdo “condono” fu fatto per salvare il Milan: Berlusconi e Galliani si misero di traverso con tutte le loro forze per scongiurare la B e, soprattutto, per fare in modo di ritrovarsi anche nelle coppe europee. Fu uno scandalo nello scandalo». Parole e musica di Marco Travaglio. Da ieri sera, fino a domenica, sarà il teatro Olimpico ad ospitare i monologhi del giornalista. Lezioni di storia politica italiana che ripercorrono gli ultimi 15 anni di vita del nostro paese. «Quindici anni ai confini della realtà», dice con una battuta poco prima di entrare a teatro per il debutto. Lo spettacolo s’intitola “Promemoria” e arriva a Roma dopo una serie di repliche.

«La prima Repubblica muore affogata nelle tangenti, la seconda esce dal sangue delle stragi, ma nessuno ricorda più nulla. Si dice che la storia è maestra, ma nessuno impara mai niente. In tutti i settori, calcio compreso ovviamente. Fu io tra i primi a denunciare Calciopoli sulle colonne di Repubblica con le prime telefonate bollenti. Non mi sorprendo che, nel calcio come nella politica, chi sbaglia non paga. O se paga lo fa con una pena illusoria, simbolica, e poi si ritrova come se nulla fosse successo al posto di prima». Come vede il rientro di Bettega alla Juventus? «Non mi sorprende il suo ritorno. Ma una spiegazione c’è: della triade lui era quello che non contava nulla. Da ex calciatore non ha mai avuto la malizia per combinare quel casino di favori arbitrali e partite truccate che c’è stato e che ancora non è venuto del tutto a galla a mio avviso. Da juventino sarei felice dell’arrivo di Zoff: la sua presenza, oltre a dare una garanzia dal punto di vista del gioco, servirebbe a tenere lontano certi personaggi loschi dall’ambiente. Zoff è sinonimo di pulizia e serietà. È uno che parla poco, come Zeman, e che non si allinea con i più furbi».