Tra la Champions League e la Juventus… c’è solo la Roma
Già da domenica sera la Juventus può di nuovo iscriversi a quella Champions League che, da un paio di stagioni, era diventata l’appuntamento settimanale davanti alla tv, come un quiz di Mike. Era stata sbattuta fuori in malo modo, 1-4 dal Bayern Monaco, a domicilio, in una cupa notte del dicembre 2009. Fu solo la prima tempesta di una stagione disastrosa, chiusa al settimo posto, con il confettino dell’Europa League. Amarissimo, perché l’anno seguente i viaggi all’estero finirono già a dicembre, senza una vittoria, e a giugno, altro settimo posto. All’incasso, proprio nel senso di denari, andò ancora peggio, con una perdita di 95,4 milioni di euro. Costringendo il compilatore del bilancio alla solita fosca previsione: «Una perdita significativa» perché il conto è «negativamente influenzato dalla mancata partecipazione alla Champions League». Eccolo il primo miracolo della società bianconera, che ha efficacemente ristrutturato la squadra, e di Antonio Conte, che l’ha così ben pilotata.\r\nChe la Juve rientrerà nel jet set d’Europa pare ormai scontato, vista la telemetria dell’annata: ma domenica sera, oltre alla statistica potrà garantirlo l’aritmetica. Dopo la sfida alla Roma, resteranno cinque giornate, ovvero 15 punti, alla cui distanza basterà aver tenuto l’Udinese, ora quarta. Se poi la Lazio non vincesse con il Lecce, il sigillo della Juve sarebbe sul secondo posto, cioè l’entrata in Champions senza la lotteria dei preliminari. «Un risultato straordinario», come ha spesso ricordato l’allenatore bianconero. Lo scudetto avrebbe contorni quasi mistici, almeno secondo le quote che i bookmaker fissarono a inizio stagione: 2,15 il Milan, 3,75 l’Inter, 5,50 la Juve. Non favorita. E più dell’onore, conterà la pecunia, ora come non mai, se un bilancio pur sanato dall’aumento di capitale ha chiuso la prima semestrale del 2012 con un meno 34,6 milioni. La qualificazione ai gironi ne frutterà almeno una ventina, lievitabili a 25 in caso di qualificazione agli ottavi. Esclusi i non trascurabili introiti dello Juventus Stadium: se c’è stato il tutto esaurito con Cesena e Novara, forse qualcuno verrà a dare un’occhiata anche alla Champions. L’unica controindicazione finanziaria, sarebbe il pagamento dei bonus previsti dai singoli contratti: l’incremento più alto se lo intascherà Alex Del Piero, che per lo scudetto si vedrebbe raddoppiata la retribuzione, da un milione. «L’anno migliore fu il 2003, perché arrivammo in finale di Champions, perdendola», sorrise un ex dirigente bianconero. Il massimo dei ricavi con il minimo dei costi. Ma ora, da Andrea Agnelli in giù, dopo cinque anni di digiuno, la società pagherebbe volentieri il premio di produzione.\r\nAl di là dei conti, gli effetti collaterali del ritorno nel circolo dei big sono diversi. Così come discreti vantaggi concede il qualificarsi alla Champions con quasi un mese d’anticipo sulla chiusura del campionato. Un po’ come avere la mappa del viaggio, e attrezzarsi di conseguenza: nel calcio, poter pianificare acquisti e relative spese, per tempo. Restando nel reparto shopping, poter trattare nuovamente qualsiasi articolo. Anche quei giocatori che, fino all’estate scorsa, o non potevi permetterti, o neppure ti ascoltavano. Un campione si compra sborsando quattrini e lucidando l’ambizione. Basta sentire quel che ha detto l’altra sera Arjen Robben, che aveva appena schiantato il Real Madrid: «Io sto molto bene al Bayern, perché gioco in un club dalle grandi potenzialità. Ma non ho ancora firmato nulla per il rinnovo e nel calcio non si può mai dire». Altro ammiccamento di uno che a Monaco, tra un anno, rischiano di perdere a parametro zero: «La Juve sta facendo benissimo, è migliorata molto negli ultimi tempi e un interessamento bianconero nei miei confronti fa piacere». Nove mesi fa avrebbe tagliato corto: «No grazie».\r\n\r\nCredits: La Stampa\r\nFracassi Enrico