Torino FC v Juventus - Serie A“La Juventus è casa mia”. Carlos Tevez si racconta in una lunga intervista concessa al nuovo magazine ufficiale della Juventus, HJ Magazine, il nuovo ‘Hurra’ Juventus’. L’Apache, che in bianconero ha ereditato la maglia numero 10 di Alessandro Del Piero, spazia praticamente dal calcio alla musica, passando per l’impegno nel sociale e i suoi sogni per il futuro. Per come è iniziata la stagione, il numero che porta sulle spalle Tevez lo sta onorando alla grande: “Io non penso a queste cose. Non ci penso al fatto che ho la maglia numero 10 della Juventus – dice Tevez a HJ Magazine -. Sarebbe come se volessi mettermi ancora più pressione. E sotto pressione si può giocare bene, ma si può anche giocare male. E credo che ci siano più possibilità di giocare male che bene in queste circostanze. E allora io gioco come quando ero nel mio quartiere. Penso che sia per questo che mi è sempre andata bene. Non posso mettermi a pensare alla storia». I tifosi si sono subito innamorati di lui e lui è rimasto impressionato dall’ambiente bianconero. «È come una grande famiglia. Andiamo tutti molto d’accordo. Tra i compagni, con i tifosi, con la gente, ci troviamo tutti bene. Ciò fa sì che ci sia unione, che questo gruppo sia una vera squadra e che la Juventus cresca giorno dopo giorno”.\r\n\r\nPrima di arrivare in Italia pensava che la serie A fosse un calcio dove “non si corre, il gioco è molto lento, è facile. Ora posso affermare che non è affatto così! Penso che sia il tipo di calcio più difficile in cui ho giocato. Si curano moltissimo i dettagli. Si lavora tantissimo anche a livello fisico e tattico. Credo che sia l’esatto contrario di ciò che immaginavo.”\r\n\r\nPer quel che riguarda il suo futuro, Tevez ha le idee chiare: il futuro il presente, e il presente è la Juventus.\r\n

“Il mio sogno è adesso – continua l’Apache -. È oggi. È stare nella Juve, vivere questo presente stupendo. Non posso chiedere di più. Lo vivo giorno dopo giorno. Desidero ciò che ho, stare nella Juve, sentirmi bene, vivere il momento che sto vivendo. Per questo bisogna continuare a lavorare, per andare avanti così- Ho 29 anni e se non fossi cresciuto con tutte le botte che mi hanno dato, credo che ora sarei un mentecatto. Vivendo ti rendi conto di molte cose. E se uno è intelligente, deve vedere dove sbaglia e dove no. Deve vedere che cosa cambiare e cosa tenere. È questo l’importante. Questo significa crescere come uomo”.

\r\nL’argentino è rimasto ovviamente molto legato alla sua terra e alle sue origini:\r\n

“Cerco di aiutare i bambini del mio quartiere. È un’organizzazione molto piccola che mantengo per cercare di dare una mano alla mia gente. Abbiamo una mensa, dove serviamo colazione, pranzo e cena a tutti i ragazzi di “Fuerte Apache”. Io ho avuto la fortuna di andarmene, la fortuna di essere stato toccato da Dio e ho potuto giocare al calcio in tutto il mondo. Per questo oggi sono conosciuto e ho la possibilità di aiutare il prossimo, cosa che mi rende felice”, ha continuato.

\r\nA 28 è stato vicinissimo a lasciare il calcio. Per fortuna della Juventus non è stato così:\r\n

“Credo che molta gente pensi che guadagniamo un sacco di soldi facendo quello che ci piace e nient’altro. Ma non è così. Qui si tratta di essere professionisti ad altissimo livello, al top, tutti i giorni – chiarisce l’ex Manchester City – . Tutto totalmente controllato e regolato. Non si tratta solo di allenarsi. C’è l’alimentazione, le ore di sonno e perfino molto di ciò che puoi fare o no durante il tempo libero, tutto controllato affinché durante la partita tu possa rendere il cento per cento. Ora sto cercando di tornare a divertirmi. Di sorridere di nuovo su un campo di calcio. Non è che abbia perso completamente tutto questo, ma alla fine uno si stanca dopo tanti anni di essere sotto costante pressione. L’allegria si smorza, si perde un po’ l’entusiasmo dei campetti di calcio in terra che ti porti dentro e che è stato ciò che ti ha fatto diventare importante. Ora cerco di rivivere questa sensazione ineguagliabile, che ti permette di godere ancora una volta del calcio».

\r\nDa Manchester a Torino, il salto com’è stato?\r\n\r\n“Sono due città molto, molto diverse. A livello culturale, il modo di vivere italiano è molto più vicino a quello argentino: si dà grande importanza alla famiglia, si mangia tutti insieme, si sta uniti, si fa amicizia con facilità, che tu sappia o no la lingua. Qui cercano sempre di capirti. Credo che tutte queste cose rendano Torino molto diversa da Manchester”, ha concluso Tevez.\r\n\r\nFoto Getty Images – Tutti i diritti riservati