Suarez: “Ho deciso di fare l’esame anche se la Juve era impossibile”

La deposizione integrale di Luis Suarez a Perugia: le parole del calciatore scagionano la Juventus e smentiscono la storia della talpa

Il quotidiano La Repubblica riporta oggi l’interrogatorio integrale di Luis Suarez a Perugia. Fa specie che ci sia stata un’altra fuga di notizie dalla Procura guidata da Raffaele Cantone, ma sta di fatto che il documento è ormai di dominio pubblico. Il quotidiano si sofferma sua una frase in particolare del calciatore uruguayano: “La professoressa Spina mi ha mandato la mail con l’allegato pdf e ha detto che dovevo studiarlo bene perché quel testo poteva essere chiesto all’esame”. Una pratica comune, tanto è vero che nessuno studente è mai stato bocciato a quell’esame.

Ci sono piuttosto altre parti della deposizione che sono ben più importanti e che smontano il castello accusatorio nei confronti della Juventus, che lo ricordiamo, se non per alcuni giornalisti, non è mai stata coinvolta nella vicenda, così come alcuno dei suoi tesserati. Il primo contatto tra Suarez e i bianconeri, dichiara il calciatore, è avvenuto “verso fine agosto, inizio settembre, ho ricevuto prima una chiamata da Nedved, poi da Paratici”. L’ex Barça, ora all’Atletico Madrid, puntualizza inoltre che non avesse in mano alcun accordo per il contratto: “No, all’inizio era soltanto per sapere se ero interessato alla trattativa. Dopo se n’è occupato il mio avvocato”. “Paratici mi disse che mi avevano contattato perché pensavano che avessi il passaporto italiano come mia moglie. Gli risposi che non lo avevo, avevo solo iniziato a fare la relativa pratica chiedendo tutti i certificati necessari nei Paesi in cui ho vissuto”, continua il racconto di Suarez.

Suarez: “Sapevo che non sarei andato alla Juve”

La Juve, però, si rende conto che non ci sono i tempi per tesserare il centravanti, che però decide di portare avanti la pratica ugualmente: “Il mio avvocato aveva parlato con Paratici e aveva saputo che era difficile ottenere la cittadinanza. Allora ho deciso di proseguire comunque la pratica per ottenere il passaporto. Non ricordo la data esatta ma era durante le lezioni”, sottolinea. A conferma della buona fede della Juve, ci sono i contatti avvenuti dopo l’esame: “Sì, il giorno stesso. Paratici mi chiamò quando ero in aeroporto per dirmi che avevo fatto la scelta migliore per la mia famiglia. Due giorni dopo mi chiamò il presidente Agnelli per dirmi che era dispiaciuto che la trattativa non era andata a buon fine e mi ringraziava per quanto avevo fatto per facilitare la trattativa, anche forzando i rapporti con il Barcellona. Con chi ho avuto contatti in quei mesi? Con Nedved per l’aspetto sportivo, con Paratici e col presidente Agnelli, due o tre giorni dopo l’esame di lingua, che mi ha ringraziato per lo sforzo che avevo fatto per liberarmi dal Barcellona. Agnelli mi disse che con il calcio non si possono mai fare programmi certi. Con Agnelli non avevo parlato prima di allora”. Insomma, la storia della cosiddetta talpa che avrebbe convinto la Juve a mollare la trattativa per via dell’indagine in corso a Perugia, sembra in questi termini una barzelletta.