Marco Storari ha avuto un ottimo impatto con l’ambiente bianconero e a quanto pare vuole mettere radici a Torino: di sicuro fino al 2013, come recita il contratto, ma il suo obiettivo è quello di restare anche oltre, anche se con il rientro di Buffon si aprirebbero per lui le porte di una lunga panchina. In quel caso, l’ex numero uno della Sampdoria penserà serenamente all’addio. Almeno è questo quanto emerge dall’intervista concessa alla ‘Gazzetta dello Sport’ di cui riportiamo uno stralcio.\r\n\r\nStorari, è giusto stupirsi per il suo rendimento oppure lei è stato un pò sottovalutato?\r\n”Ho quello che mi merito, adesso come prima. Se sono arrivato in alto a 30 anni significa che quello era il mio percorso. I miglioramenti delle ultime stagioni sono legati al lavoro con bravissimi preparatori: Vecchi al Milan e Filippi alla Samp e alla Juve”.\r\n\r\nCome mai ha cambiato squadra così spesso?\r\n”Perché non c’era spazio e volevo giocare. Ho cambiato anche cinque volte a gennaio”.\r\n\r\nA Torino metterà finalmente radici?\r\n”Spero e penso di sì, anche se nel calcio non si sa mai. Sono arrivato alla Juve al momento giusto: si respira aria di grande progetto”.\r\n\r\nChe cosa le è rimasto dentro dell’unica convocazione in Nazionale?\r\n”Nulla. Era il 2005, Buffon era infortunato, si fece male anche Roma e visto che si giocava a Palermo scelsero il rosanero Santoni. Lui rifiutò e chiamarono me che stavo a Messina: fu una convocazione geografica. Raggiunsi Palermo poco prima della partita, mi dissero che poi sarei andato a Lecce per l’incontro successivo, ma a fine gara mi rispedirono a Messina spiegandomi che a Lecce avrebbero chiamato Sicignano che giocava lì. Mi sentii l’ultima ruota del carro”.\r\n\r\nAdesso è possibile che Storari non sia in Nazionale?\r\n”A me sembra impossibile. La storia dice che se i portieri di Juve, Milan o Inter non sono stranieri e giocano bene finiscono in azzurro perché hanno esperienza e conoscono il peso di certe maglie. I 33 anni non possono essere un problema, quello del portiere è un ruolo particolare. Viviano, Mirante e Sirigu tra qualche anno saranno tra i più bravi del mondo, ma adesso hanno poca esperienza”.\r\n\r\nTra lei e Prandelli c’è incompatibilità?\r\n”No, anzi: a Firenze sentivo la sua stima. Però Frey era in gran forma, così giocai una volta in campionato e due in Coppa Italia”.\r\n\r\nLei è anche considerato un para-rigori.\r\n”Nel 2005 ne parai quattro su quattro. Studio molto le caratteristiche dei tiratori insieme al mio preparatore: con lui passo più tempo che con mia moglie. Il rapporto è ottimo”.\r\n\r\nHa parlato con Buffon?\r\n”No, ho preferito rispettare il delicato momento della rieducazione. Spero davvero che Gigi torni ai livelli di prima”.\r\n\r\nSe dopo il rientro di Buffon lei non giocasse più fino a maggio, andrebbe via?\r\n”Alla Juve mi hanno voluto i dirigenti che mi avevano portato alla Samp: conoscono me e le mie idee. A 33 anni non vorrei stare in panchina, ma continuare a giocare. Se alla Juve non ci fosse la possibilità di farlo, valuterei la situazione con serenità. Ma ripeto: a Torino vorrei mettere radici”.\r\n\r\nI capelli lunghi sono il passato?\r\n”No, mi piacciono ancora e mi mancano. Prima o poi…”.\r\n\r\nDa romanista come ha gestito il dopo Roma-Samp dell’anno scorso, quando tolse in pratica lo scudetto ai giallorossi e qualcuno quasi la rimproverò di aver fatto il suo dovere?\r\n”Quella sera compresi la situazione e mi concentrai sulla mia gioia per la grande prestazione. Mi ha infastidito di più il recente Juve-Roma: qualcuno dovrebbe capire che bisogna essere campioni sempre, non solo con la palla tra i piedi”.\r\n\r\nNello spogliatoio pronunciate la parola scudetto?\r\n”No, ma non per scaramanzia. Abbiamo bisogno di crescere con i nostri tempi, per gradi. Poi se in primavera saremo lassù con le altre, allora pronunceremo quella parola senza problemi”.