Simone Pepe: “tante ali in rosa, però Antonio Conte fa giocare me…”

Come tutti i tormentoni estivi, il ritornello della Juve fondata sugli esterni è già diventato un antico ricordo. Un po’ per l’incapacità dei nuovi acquisti di fare la differenza sulla fascia, un po’ per la precisa scelta tattica di Antonio Conte che dal 4-2-4 è passato al nuovo 4-2-3-1, la musica e i protagonisti sono cambiati in fretta a Vinovo e dintorni. E allo stesso tempo le esigenze e le prospettive tra i bianconeri sono radicalmente cambiate: quello che sembrava imprescindibile ad agosto, ora sembra esser diventato persino superfluo. E così se Elia doveva fare la differenza ed invece è scomparso, chi doveva essere tagliato adesso è un titolare inamovibile.\r\nPer questo Simone Pepe è il simbolo del trasformismo bianconero e il suo ritorno in Nazionale è il premio più dolce nonché la conferma che non si può fare a meno di lui. «Magari non ho la classe degli altri – commenta il jolly bianconero, che contro la Polonia ha giocato l’intera ripresa -, ma penso di poter sempre dare il mio contributo: con il lavoro, la corsa e l’impegno. Perché l’obiettivo è fare ciò che mi chiede l’allenatore ed io ce la metto sempre tutta». Per questo Pepe va d’amore e d’accordo con Conte, uno che come lui non aveva mai il posto garantito in estate e poi risultava il più utilizzato a fine stagione. Anche se nella rivoluzione juventina, “Er chiacchiera” (questo il soprannome che lo accompagna da anni) sembrava destinato ad essere un rincalzo, considerando la mole di esterni acquistati: da Elia ad Estigarribia, fino a Giaccherini e l’utilizzo potenziale di Vucinic sulla fascia. «Quest’estate si diceva e si leggeva “Pepe non giocherà”. In effetti – sottolinea lui – la società ha preso tantissimi giocatori sulla fascia. E tutti sono bravissimi, poi però s’è visto sul campo che cosa è successo e cambiato».\r\nPepe ha giocato tutte le partite e solo una volta non è partito titolare: in totale 743′ passati in campo su 810. «Penso che alla fine non si fanno quasi 150 partite in serie A per caso – sorride -, così come ci sarà un motivo se Lippi e Prandelli mi hanno convocato in Nazionale». L’orgoglio di aver cambiato le gerarchie si unisce al ribaltone compiuto da Conte sulle fasce. Al punto che la variante in corso d’opera dei bianconeri costringerà la società a cambiare le carte anche sul mercato di gennaio. Con il nuovo 4-2-3-1 servirà almeno un nuovo centrocampista e un difensore centrale (se Chiellini giocherà ancora a sinistra), ma soprattutto si dovrà alleggerire il reparto degli esterni. E sul bancone di chi è in vendita possono tranquillamente finirci i due stranieri che non si sono integrati nell’italianissima Juve di Conte: l’olandese Eljero Elia, preso pochi mesi fa dall’Amburgo per 9 milioni di euro, e il serbo Milos Krasic, prelevato nell’estate 2010 dal Cska Mosca per 15 milioni.\r\nDue autentici colpi di mercato, per investimento fatto e qualità garantita sulla carta, che ora rischiano un pericoloso taglio. Elia ha giocato 45 minuti appena, ovvero il primo tempo di Catania-Juve, prima di finire nell’oblio della panchina e così perdere anche la nazionale olandese. Krasic, invece, ha avuto più possibilità (6 presenze, di cui 4 da titolare) ed ha anche segnato un gol (al Catania), ma non ha mai convinto Conte e poco per volta ha perso il posto sia in campo che in panchina (era in tribuna con Fiorentina e Inter). Gli scottanti dossier su Elia e Krasic sono sulla scrivania di Marotta. Che non può permettersi dannose minusvalenze in un bilancio già in rosso di suo, ma deve trovare una soluzione.\r\nPer questo Elia potrebbe tornare in prestito in Germania (magari allo Schalke 04 in cambio dell’attaccante Farfan), mentre Krasic può essere venduto. L’ala serba al Manchester City piace sempre, mentre una pista porta ai tedeschi del Borussia Dortmund, che in rosa hanno due talenti 22enni seguiti da vicino dalla Juve: il difensore Hummels e il centrocampista offensivo Perisic. Le loro quotazioni sono off-limits, ma il mercato deve ancora iniziare.\r\n\r\nCredits: La Stampa\r\nFracassi Enrico