Serie A: Spadafora allontana la ripresa, 8 club non vogliono giocare

Il ministro dello Sport solleva dubbi sulla ripresa del calcio: “Al momento non do per certo né la ripresa degli allenamenti, né del campionato”

Che la Serie A riprenda ad allenarsi il 4 maggio e a giocare entro la fine del mese prossimo è tutt’altro che deciso. Lo lascia intendere il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, che intervistato dal Tg2 è stato meno possibilista rispetto ai giorni scorsi. “Mercoledì mi verrà illustrato il protocollo della Figc relativo agli allenamenti – spiega il ministro – Al momento non do per certo né la ripresa degli allenamenti il 4 maggio né del campionato. Ad oggi non possiamo dare indicazioni neanche per altri settori del paese. L’unica cosa certa che sappiamo che il paese inizierà a ripartire piano piano dal 4 maggio. Anche se riprendessero gli allenamenti non è detto che riprenderà il campionato. Questo non riguarda solo il calcio, ma anche gli altri sport. La Serie A è una industria economica, ci concentriamo anche su calcio di Serie A”.

La Juventus lascia ai giocatori la scelta di tornare

Insomma, dichiarazioni che fanno eco a quelle del ministro della Salute, Roberto Speranza, che pur ammettendo di essere un appassionato di calcio, ha ribadito che al momento questo sport “non è una priorità per il paese”. Insomma, con un protocollo difficile da applicare e una volontà politica incerta, non si possono fare assolutamente previsioni. Ed è per questo che la Juventus ancora non ha convocato ufficialmente gli stranieri partiti durante l’emergenza (Pjanic è rientrato a Torino di sua iniziativa). Il club bianconero ha lasciato all’autonoma decisione dei tesserati il rientro in Italia e al momento di arrivi a Caselle non ne sono previsti. Agnelli non si sbilancia, dunque, e attende che a prendere le decisioni siano le autorità preposte.

Serie A: 8 club non vogliono più giocare

In vista della riunione di Lega in programma domani, intanto, 8 club avrebbero espresso la volontà di terminare qui la stagione. I club in questione avrebbero presentato tre dubbi alla Figc presieduta da Gabriele Gravina uno dei quali è il seguente: “L’assunzione del rischio di un fatto non più imprevedibile potrebbe ricadere sul club che si è assunto il rischio di prosecuzione pur in presenza di un rischio incalcolabile“.