Sentenza Gea, Moggi: “Piaccia o non piaccia non è prescrizione”

Luciano Moggi, ex dg della Juventus, commenta oggi dalle colonne di ‘Libero’ la sentenza Gea annullata in terzo grado dalla Cassazione

moggi-nuovo56Il Processo Gea ha avuto la sua naturale conclusione solo qualche giorno fa. Dopo 8 anni, la Cassazione ha sollevato Luciano e Alessandro Moggi di quelle accuse che solo la stampa italiana, mai libera di scrivere la verità, continua ad appendere sulla porta della cattedrale come prove provate di un sistema mai esistito. Il terzo grado di giudizio ha annullato la sentenza di secondo grado, e oggi Luciano Moggi ha da fare chiaramente qualche puntualizzazione, visto che nei giorni scorsi c’è stata parecchia speculazione da parte di alcune testate:\r\n

“Dopo 8 lunghi anni si è concluso in Cassazione il processo GEA con l’ annullamento della condanna di un anno per “violenza privata”, senza rinvio. Riveste particolare importanza quest’ultima circostanza – dice l’ex DG della Juventus su Libero – perché la Suprema Corte ha, tra i suoi poteri,  quello di rinviare ad altro giudice  oppure di ritenere <<inammissibile>> il ricorso. Per il  caso GEA  il ricorso non solo è stato dichiarato <<ammissibile>> ma la Cassazione  ha ritenuto addirittura di annullare la precedente condanna   di “violenza privata” per vizio di legittimità e senza rinvio ad altro giudice. Evidentemente Magistrati di buon senso  avranno ritenuto  fatto aberrante passare da una “associazione a delinquere” ad una”violenza privata” solo  per non aver aderito alle richieste di un giocatore e del suo procuratore che volevano l’aumento dello stipendio e il prolungamento del contratto già all’inizio della stagione, pur ritornando alla Juventus  dal Parma per fine prestito  con una condanna per doping di 8 mesi. Rientra nei compiti di un amministratore di beni altrui stabilire se un dipendente sia meritevole di aumenti e prolungamenti di contratto, soprattutto per un contratto già in essere , e non era certo il caso di Blasi per la sua condotta e la conseguente condanna”.

\r\nNonostante la sentenza sia chiara, alcuni giornalisti che in questi anni sono diventati dei veri e propri ‘esperti’ di Calciopoli, hanno fatto disinformazione pura:\r\n

“Ciò nonostante alcuni organi di stampa si sono sbizzarriti a spiegare che i Moggi erano stati salvati dalla prescrizione – continua ‘Lucianone’ -, intendendo la prescrizione come un’onta. Giusto allora precisare a questi signori “rosiconi” che la ratio dell’istituto della prescrizione  è quella di garantire l’effettivo diritto di difesa all’imputato, nata per evitare eventuali abusi da parte del sistema giudiziario che potrebbero intervenire nel caso in cui il reato venisse perseguito a lunga distanza di tempo. Perché è  evidente che l’incolpato , non essendo soggetto in grado di dettare i tempi del processo,ma addirittura di subirli, non può essere  indicato come il colpevole degli eventuali  raggiunti termini di prescrizione. Essendo  poi il calcio una gran cassa di risonanza ,non poteva mancare l’ intervento  dei tifosi Juventini e interisti a rinfacciarsi le rispettive prescrizioni, quelli interisti risalgono alla sentenza di Cassazione sull’abuso dei farmaci, ove la suprema Corte  confermò l’assoluzione  sul fronte EPO , mentre i bianconeri  rinfacciano ai rivali la relazione del procuratore federale dr. Palazzi  del luglio 2011”.

\r\nL’Inter, a suo tempo, si salvò solo per la prescrizione, una circostanza giunta quasi con il cronometri, viste che Palazzi aveva avuto tutto il tempo di non farla scattare:\r\n

“La relazione del Procuratore Federale dr. Palazzi suona come una randellata nei confronti di Facchetti  e dell’Inter e solo l’ingenuità del figlio Gianfelice la riporta a galla quando  querela per diffamazione  chi osa parlare dei  comportamenti  di suo padre. Grave  anche quanto ebbe a dire il PM del processo, NARDUCCI,  con l’enfasi ( ?) che lo conttradistingue: “Piaccia o non piaccia non esistono telefonate dell’Inter ai designatori”. E più grave ancora che l’Inter si sia vista recapitare nella bacheca per “motivi morali” un trofeo che i giocatori della Juventus  avevano vinto sul campo, proprio da chi (FIGC-Guido ROSSI) doveva invece colpire con la retrocessione la società milanese per i comportamenti del suo presidente. Se la parola vergogna ha il significato che conosciamo – conclude Moggi -, in tanti si devono vergognare dell’attentato perpetrato ai danni della JUVE di UMBERTO AGNELLI, dopo la sua morte”.