“L’impressione è che ci sia una metamorfosi nella percezione della Juve. La partita con il Cesena non era un grande riferimento ma lo è diventato per l’assenza di Pirlo, per il salto degli attaccanti tra il primo e il secondo tempo, e poi con l’infortunio di Del Piero. È stata una Juve che ha dovuto rifondarsi molte volte in una partita non eroica, ma certamente difficile in cui serviva soltanto vincere. Perché l’agonismo della Juve può continuare a generare se stesso solo se la squadra continua a vincere. Se ti scopri di colpo terzo, molto del sogno frana. La Juve è andata invece oltre la partita con il tempo della grande squadra, senza giocare in modo eccezionale ma insistendo sempre e alla fine trovando il gol con il suo uomo migliore. La scoperta adesso è che non è più solo agonismo; la Juve adesso è anche qualità individuale, proprio come il Milan. È la squadra di Pirlo (di cui ha saputo fare a meno ieri), di Marchisio, anche più importante; di Vidal, dalla corsa diversa, senza un paragone certo nel nostro calcio però straordinariamente utile; di Matri, da tempo il miglior centravanti italiano, eppoi Vucinic, Barzagli, per non parlare di Pepe. Vista oggi, la Juve ha tutto. Può darsi che il Milan abbia di più, ma alla Juve non manca niente. È la prima volta dal 2006 che questo parere diventa evidenza”.