Sconcerti: “Cedere alle pressioni di Moratti vuol dire condizionare gli arbitri”

C’era una volta un ex ferroviere che con il suo potere e con le trasmissioni televisive molto seguite, come il ‘Processo di Biscardi’ (tutti sanno quale sia l’elevato share, altro che Controcampo e la Domenica Sportiva) influenzava il mondo arbitrale nonché tutto il sistema calcio con crociate mediate a favore o contro questo o quell’arbitro. A pensar male si fa peccato, ma a volte ci si prende, perché se questi comportamenti erano ritenuti poco puliti allora, perché non dovrebbero esserlo adesso? Noi siamo dell’avviso che non ci fosse nessun condizionamento allora, per l’oggi ancora non possiamo saperlo, lo scopriremo solo vivendo. Fatto sta che il circo mediatico messo su all’indomani (a dire il vero già dopo pochi minuti) di Inter-Napoli ha del condizionante. Pesantemente condizionante, con Moratti che dichiara di “non voler più vedere Rocchi”, La Russa che chiede “l’allontanamento di Rocchi per i prossimi 30 anni” e con il presidente federale Abete che carica: “Inter sfavorita da Rocchi” (quando mai si era sentito un presidente federale, rappresentante di tutti i club, schierarsi pubblicamente – Carraro lo fece solo al telefono, bontà sua – con una parte della contesa? Come si approcceranno alla prossima partita dei nerazzurri gli arbitri che sanno di dover anche accontentare il presidente federale).\r\nA tornare sulla querelle mediatica, ci ha pensato Mario Sconcerti, nella sua rubrica ‘Lo sconcerto quotidiano’ su Corriere.it: “Vorrei sapere se trovate giusto che una società possa ricusare un arbitro – scrive Sconcerti -. Moratti ci ha provato, ma non è arrivato fino in fondo. Dopo la partita, giustamente arrabbiato contro Rocchi, ha detto di non volerlo vedere più arbitrare l’Inter. Ieri ha però escluso un complotto contro la sua squadra dimostrandosi più ragionevole. Il mio parere è che gli arbitri si debbano discutere sempre e accettare sempre. Deve esserci buon senso nella designazione, certamente non un accanimento terapeutico, ma la libertà di poter mandare qualunque arbitro all’altezza ad arbitrare la giusta partita, va difesa ad ogni costo. Se si concedesse alle grandi società di rifiutare alcuni arbitri, si tornerebbe al condizionamento da cui abbiamo tentato di uscire negli ultimi anni con qualche successo. E si direbbe ufficialmente agli arbitri che per arbitrare le grandi partite, devono aiutare le grandi squadre. Altrimenti verrebbero ricusati. Non è il problema di una partita. E’ il problema di tutto il calcio”.