Maurizio Sarri ha molto da lavorare perché dopo la sconfitta rimediata dalla Juventus a Roma contro la Lazio hanno cominciato a suonare diversi campanelli d’allarme. La prima Juve del “sarrismo”, la seconda di Cristiano Ronaldo, ha 7 punti in meno dell’anno scorso, ha segnato 6 gol in meno e ne ha subiti 7 in più. La difesa con de Ligt al posto di Chiellini, le marcature a zona e il pressing alto è diventata un vero e proprio colabrodo: 15 gol subiti in altrettante partite. Non succedeva da tanti anni, esattamente dalla stagione 2010-2011 quando sulla panchina bianconera sedeva Gigi Delneri.
Anche allora la Juventus partì sostanzialmente bene, ma andò peggiorando con il passare delle settimane, fino a chiudere il campionato al 7° posto. Il resto è storia con l’arrivo al posto di Delneri di Antonio Conte… È l’oggi a preoccupare i tifosi della Vecchia Signora, perché ci sono altri dati che non tornano. Oltre a subire tanti gol, infatti, i campioni d’Italia segnano poco, ma costruiscono anche poche azioni da gol. La ricerca forzata delle giocate centrali ha portato gli avversari a stringersi davanti alla difesa e i bianconeri non sembrano saper variare. È così, dunque, che a parte le gare con Sassuolo e Torino, nelle ultime settimane la Juve ha creato meno occasioni da gol degli avversari affrontati: è successo contro l’Atalanta, l’Atletico Madrid, la stessa Lazio (ma qui ha inciso anche l’inferiorità numerica) e persino contro il modesto Milan di oggi.
Il possesso palla, insomma, è sterile perché statistiche alla mano più tieni il pallone meno arrivi a tirare in porta e di conseguenza meno segni. Insomma, Sarri deve rapidamente sciogliere questo equivoco perché se gli episodi sono stati sfavorevoli contro la Lazio, deve essere grato alla dea bendata per aver vinto partite in cui ha creato meno degli avversari e subito di più.