Il meglio e il peggio di Samp-Juve, gara terminato con uno scialbo 0-0 al Ferraris di Genova.
PERIN 6.5 – Si concede la retrospettiva del Piccolo Sceriffo; viene interrotto al sesto minuto, poi riprende a leggere senza problemi: invia messaggi a Buffon, controlla la pagina Instagram e organizza la grigliata di fine estate, con gli amici, a Ventotene.
DANILO 6 – Ce la mette tutta: vincere è essenziale per avere un giorno di riposo in più; l’acqua gym, i balli di gruppo, le fritture di pesce e il beach volley… E canticchia un’estate al mare…
BREMER 5 – Due lisci clamorosi. Il primo sembra il classico cattivo di Batman: non ti uccido perché prima debbo spiegarti qual è il mio geniale piano, visto che sei l’unico che può fermarmi e se non te lo spiego non potrai fermarmi… Il secondo, lasciamo perdere.
RUGANI 6 – Forte del precampionato alla bocciofila di Alpignano, abbandona le semifinali di Petanque, per giocare con la squadra. Rientrerà in tempo per la finale, che la sua squadra ha guadagnato senza di lui: tutti dinanzi alla TV mercoledì sera, dopo l’allenamento leggero che imporrà il sergente di ferro Allegri, per supportare il ragazzo.
ALEX SANDRO 5 – Una tragedia come i piani, inutili, del pinguino per uccidere Batman: la nave affonda e i topi ballano, o non si diceva così?
DE SCIGLIO 6 – Fresco della cena con Arrivabene, in cui ha servito al tavolo e si è accorto dello Chateau Margaux del 95 che sapeva di tappo, non ha mangiato per essere diligente in campo.
MCKENNIE 4.5 – L’uomo invisibile è un classico della letteratura fantastica: c’è ma non si vede e resta in campo per 60 minuti, come l’uomo che guarda (invisibile) di Tinto Brass.
MIRETTI 6.5 – Il film Comancheros, trasmesso su Rai Movie non è uno dei migliori di John Wayne, ma aveva delle fiammate che davano un senso alla visione. Dopo il lancio in profondità per Vlahovic, Allegri dalla panchina ha urlato calma e tutto è tornato nella norma del frullato di nulla.
LOCATELLI 5.5 – Sono lontani i tempi in cui si ergeva omerico sulle macerie degli altri. Dopo 14 mesi di cura, si adatta alla squadra: gioca a tre tocchi e solo dopo che la difesa avversaria è schierata; passa esclusivamente a Bonucci, anche quando è in panchina.
ROVELLA 6 – Tra il primo e il secondo tempo si reca al bar dello stadium a chiedere una zuppa di farro, Allegri si arrabbia e gli dice che al massimo può concedersi una cedrata.
RABIOT 5.5 – Predica la bibbia, ma razzola male. Legge il futuro, ma non sa scriverlo. Mette il carico, ma Arrivabene non ha la briscola. Non esistono più le mezze stagioni e lui indossa il cardigan!
CUADRADO 5 – È l’unico che Nedved applaude, visto che è in formato Duna. Solo per scendere in cantina ci vuole almeno una ventina di euro di benzina.
VLAHOVIC 6 – La sindrome di Achab. Si infrange contro la, modesta, difesa della Samp che non ha nulla del gigantesco capodoglio del libro. Rimane isolato, senza nemmeno riuscire a convincere, un Queequeg qualsiasi, che potrebbe segnare.
KOSTIC 6.5 – Non si è ancora allenato con la squadra e si vede, consiglia a tutti di leggere il ponte sulla Drina di Ivo Andric, ma nessuno lo segue, in area avversaria.
ALLEGRI 5 – Aver conosciuto la filosofia di Oshon, non lo ha aiutato: “fai di ogni passo una tua scelta”, “l’ego è uno sforzo costante per andare contro il bel gioco”, “il samsara e il nirvana sono due parti dello stesso fantino”, “puoi giocare bene solo quando sei cavallo dentro di te”, “la paura crea il nemico, il nemico crea la difesa e la difesa passa la palla alla propria destra” e a fine primo tempo manda Alex Sandro a prendere la pizza con i frutti di mare che aveva ordinato!
ARRIVABENE 3 – Ha mandato via Dybala perché metteva troppo sale nell’asado e Morata perché non gli lavava i piatti come si deve. Se contro la Roma si infortuna un giocatore i tifosi saranno, a turno, costretti a scendere in campo. Bisogna dare a Dio ciò che è di Dio e a Cesare ciò che è di Cesare. E ad Arrivabene? Il biglietto per tornare a casa, anche perché non è Juventino.
TENET IN THE DARK – Dare addosso ai ragazzi per un mezzo errore, significa che l’allenatore ha perso la bussola, il sestante e anche il timone e si aggira sulla barca che affonda senza nemmeno sapere quale sia la poppa e quale sia la prua, figuriamoci il ponte di comando: calma!
Da 14 mesi è ormai chiaro che questa parola non viene compresa dai giocatori e lui continua lemme lemme a ripeterla. Ma poi, McKennie, l’ha toccato un pallone?