Sacchi: “Juve, così puoi rinascere…”
La Juventus della Seconda Repubblica vive il momento più difficile della sua recente storia. Come sempre, quando si perde, i giudizi sono severi ed escono presunte o vere incomprensioni fra tecnico e giocatori. Oppure dubbi sui comportamenti degli atleti, o critiche al gioco. In questo caso ci sono anche nostalgie, da parte dei tifosi meno attendibili, verso un passato recente che sarebbe meglio scordare. Le tre componenti che determinano il successo o gli insuccessi sono: il club, l’allenatore e i giocatori. Tutto inizia dalla società che deve saper realizzare un grande sogno. Perché ciò si verifichi sarà fondamentale scegliere uno staff tecnico capace di dare un gioco vincente e convincente e ingaggiare i talenti più funzionali. La società deve avere un grande progetto e saper coinvolgere tutti. Occorre un club illuminato, competente e paziente che metta tutti nelle condizioni migliori per operare. Dirigenti che sappiano giudicare il lavoro del tecnico e dei giocatori a prescindere dal risultato. Una dirigenza che sappia vivere il quotidiano con lungimiranza. Questi dirigenti hanno dimostrato grandi capacità di gestione patrimoniale e commerciale, hanno ridato un’immagine seria. Adesso i tifosi bianconeri sperano che arrivino anche i successi tecnici. Blanc e soci sono stati bravi a ricostruire velocemente quanto era stato distrutto dal calcio-scandalo. Non scordiamoci che molti giocatori importanti pretesero di essere ceduti impoverendo drasticamente il patrimonio tecnico.\r\nSolo la società ricca di energie, innovatrice, determinata e con le idee chiare può aiutare Ferrara a trovare la tranquillità necessaria ad esprimere tutte le proprie risorse. Solo così i giocatori capiranno che devo stare tutti alle regole della casa e dare tutto con generosità, lealtà ed impegno. Occorrono professionisti che abbiano non solo talento ma anche disciplina e passione, perché tutto parte dalla persona, dal suo impegno alla ricerca dell’eccellenza. Con uomini seri che giochino per la squadra e con la squadra sapendo che solo il collettivo migliora la qualità dei singoli\r\ne le possibilità di successo. Ciro è una persona seria, può diventare un bravo allenatore: bisogna metterlo nelle condizioni giuste. Tanti anni fa appena arrivai a Milano, sembrava non funzionasse nulla: nuovi giocatori che non si erano inseriti, altri che si diceva uscissero la notte, il gioco che non funzionava, l’allenatore giovane ed inesperto. Perdemmo due partite in tre giorni, Berlusconi parlò alla squadra e disse: «Ho la massima fiducia nell’allenatore, chi lo seguirà rimarrà e chi non lo farà dovrà andarsene. Buon lavoro a tutti». Lì nacque la leggenda del grande Milan. Società, allenatore e giocatori devono remare nella medesima direzione, al massimo delle loro capacità, e devono seguire con volontà e partecipazione le richieste tecniche dell’allenatore. Le sconfitte con il Bayern e con il Bari sono diverse: la seconda ha aperto uno spiraglio che, se verrà alimentato dalla generosità e professionalità, porterà ad un futuro sicuramente migliore.\r\n(Arrigo sacchi per la Gazzetta dello Sport)