Roma nei guai: Unicredit pignora due alberghi alla Sensi

rosella sensiLa mano di UniCredit si allunga sugli hotel della famiglia Sensi. L’albergo «Filippo II all’Argentario e il Subay Park Hotel a Civitavecchia sono stati pignorati lo scorso 16 settembre con un duplice atto depositato presso i Tribunali di Grosseto e Civitavecchia. E l’avvocato Roberto Cappelli, rappresentante dell’Unicredit, si è dimesso.\r\nA promuovere l’azione è UniCredit corporate banking del gruppo Unicredit, impegnato in una complessa partita con la famiglia Sensi per l’indebitamento di Italpetroli, che controlla la A.s. Roma. Se non interverranno accordi tra la banca e la famiglia Sensi, la procedura prevede entro 6/8 mesi la nomina di un custode e, successivamente, una perizia sul valore degli immobili che potrebbero finire all’asta, anche se non in tempi brevissimi. Secondo l’ultimo bilancio di Italpetroli, il Filippo II e il Sunbay hanno chiuso il 2008 con valore della produzione, rispettivamente, di 687mila e 1,48 milioni di euro. Vista la perdita registrata (143mila euro il «Filippo II» e 431mila il «Sunbay»), Italpetroli è stata costretta in ambedue i casi a ricapitalizzare a inizio 2009.\r\nSono previste in settimana le dimissioni dell’avvocato Roberto Cappelli, rappresentante di Unicredit, dal cda di Italpetroli, la holding della famiglia Sensi. È quanto riferiscono diverse fonti. Le dimissioni, concordate con Unicredit, sono in linea con la strategia dell’istituto che vanta un credito di circa 300 milioni di euro non onorato e che prosegue nel suo iter legale. Nelle prossime settimane quindi, notano le stesse fonti, la banca porterà avanti la sua linea nei confronti di Italpetroli. In particolare Unicredit avrebbe in corso 7 richieste di decreti ingiuntivi per ottenere i pignoramenti su società immobiliari e petrolifere del gruppo dei Sensi mentre 6 sarebbero al momento fermi. L’autorità giudiziaria peraltro, si fa notare, non ha bloccato le procedure ma ha solo riconosciuto la sua incapacità in presenza di un arbitrato fra le parti. L’istituto di credito comunque, accanto alla volontà di andare avanti sulla sua strada, resta disposto ad un tavolo di trattative per la cessione delle attività evitando così la soluzione finale dell’asta del tribunale.\r\n(Credits: Corriere.it)