Ricorso Juve, spunta un precedente: cosa disse il Collegio del CONI

Manca meno di una settimana alla sentenza sul ricorso della Juve per il caso plusvalenze. Il 19 aprile il Collegio di Garanzia dello Sport del CONI si pronuncerà sulla penalizzazione di 15 punti inflitta al club bianconero. E un precedente fa sorridere.

La prossima settimana dirà molto sul futuro della Juve. In campo, dopo la trasferta di Sassuolo, ci sarà il ritorno con lo Sporting e il big match contro il Napoli domenica 23. Ma la data cerchiata in rosso sul calendario è quella del 19, quando il Collegio di Garanzia del CONI si esprimerà in merito al ricorso del club sul caso plusvalenze e sulla penalizzazione.

Ricorso Juve, nel 2016 il Collegio di Garanzia sentenziò: “L’articolo 4 ha carattere residuale”

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(Photo by Simone Arveda/Getty Images)

Molti tifosi, come molti addetti ai lavori, hanno storto il naso quando la Procura Federale ha accusato la Juve di aver violato l’articolo 4, cioè quello che si rifà alla lealtà sportiva. Il caso plusvalenze, così come la manovra stipendi, in realtà riguardano la sfera amministrativa e l’illecito, qualora fosse comprovato, comporterebbe un’ammenda. La contestazione di reati di questo tipo è prevista dall’articolo 31 del codice di giustizia sportiva e risulta molto strano che Giuseppe Chiné non abbia fatto riferimento a questo punto.

E per il procuratore federale potrebbe essere un autogol, perché c’è un precedente che riguarda un caso simile in cui è intervenuto il Collegio di Garanzia del CONI. Come scovato dall’avvocato Paco D’Onofrio e riportato anche da Tuttosport, nel 2016 si specifica nella sentenza 49/2016 che se c’è una norma specifica bisogna rifarsi a quella e che l’articolo 4 ha solo valore residuale – cioè quando il reato contestato non è specificamente illustrato nel codice di giustizia. Nei casi contestati alla Juve, sia per quello delle plusvalenze che per la manovra stipendi come detto, l’articolo da prendere in considerazione è il 31, che prevede quindi solo una multa e non punti di penalizzazione. Su queste basi, la sentenza della Corte d’Appello Federale sarebbe illegittima.