Revocate anche questo?

(Di Giacomo Scutiero) Abituare il nuovo al vecchio, perché quel che sarà sia quel che è stato. Il Delle Alpi è morto e sepolto. Anzi no. Il Delle Alpi 2 gli “ruba” le basi in cemento, e risparmia 500000 euro con una nuova fusione dei vecchi calcestruzzo, alluminio, acciaio e rame.\r\nIl vecchio e il nuovo. L’8 settembre 2011 l’amichevole Juventus-Manchester United. Ma soprattutto l’inaugurazione del nuovo impianto.Nella prima capitale d’Italia, il primo stadio di proprietà in Italia. Senza un nome, per ora. Comunque legato a uno sponsor, comunque non un concorrente Nike (abbigliamento) né un concorrente Fiat (motori). Cara Sportfive, quando si degna di ufficializzarlo? Vorrei rispondere a mamma quando mi chiede: “Come si chiamail locale dove brindi la sera dell’11 settembre?”. A vedere Juventus-Parma, seconda di campionato.\r\nL’11 settembre, dieci anni dopo le Towers. Pregando che i pennoni non stimolino qualche terrorista in ferie. Farebbe esplodere un progetto del 18 marzo 2008, e un’idea più antica. Andrea Agnelli era solo tifoso e la Triade lo voleva nel Consiglio. Nessun dubbio su come avrebbero chiamato lo stadio, che costa a Sportfive e Credito Sportivo 105 milioni. Un affare, se il Real ne spende 94 per un calciatore.\r\nJu-29-ro come nome non sarebbe male. Ma questo è lo stadio del futuro: meglio Juve-30- tutti veri. Con 41000 invitati, tanto c’è posto. In 23000 si premuniscono , fino allo stop imprevisto degli abbonamenti. Per un problema, ancora ignoto. Antonio Conte come Sir Alex. Magari, tra venticinque anni. Per ora solo vicini di panchina, incastonata nella tribuna. L’Old Trafford? No, il New Delle Alpi. Con un museo che finalmente ricorda l’Heysel e chi non potè gioire di quella vittoria. La vittoria, le vittorie che hanno conosciuto i protagonisti del Walk of Fame: cinquanta, come i miti eletti da società e tifosi. Cinquanta stelle disegnate, in attesa della terza. Cucita.\r\nCome sempre, sempre avanti a tutti. Casa nostra è quasi pronta. E non è revocabile.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni