Ranking Uefa: l’Italia scende al dodicesimo posto. Inglesi al vertice

\r\n\r\nUn lento, inesorabile declino: l’ Italia dei club, in Europa, è stata scavalcata dalla Germania, terza nel ranking Uefa, e ormai irraggiungibile (chissà per quanti anni). Questo significa che il prossimo anno avremo solo tre club in Champions League (e il terzo farà i preliminari di agosto). Non solo: la Francia e il Portogallo ci incalzano e i nostri club, nella classifica stagionale europea, sono finiti addirittura al dodicesimo posto. Questo il ranking Uefa 2012 (che tiene conto delle stagioni dal 2007 al 2012): 1) Inghilterra 75,535; 2) Spagna 68,757, 3) Germania 65,019, 4) ITALIA 52,552, 5) Francia 49,011, 6) Portogallo 48,346. Per quanto riguarda la stagione attuale, 2011-’12, Roma e Palermo sono state eliminate nei playoff dell’Europa League, l’Udinese è scivolata dalla Champions alla seconda Coppa europea. Nonostante i buoni risultati dell’ultimi turno, nell’annata in corso l’Italia (3928 punti), è dodicesima in classifica! Proprio così: hanno fatto meglio di noi Inghilterra, Spagna, Germania, Francia, Portogallo, Olanda, Belgio, Austria, Cipro, Israele e Repubblica Ceca. Anche Cipro (con due squadre: noi ne abbiamo ancora cinque in corsa, su 7, e presto lo scavalcheremo…).\r\nNel ranking Uefa 2006 (2001-’06) l’Italia era seconda, in quello 1999 (1994-’99) era prima. Come sono lontani quei tempi. Irripetibili. Abbiamo snobbato per anni l’ex Coppa Uefa (ora Europa League) e ne paghiamo le conseguenze. Ma non solo: tante sono le cause del nostro declino. Adriano Galliani ha proposto all’Uefa due ranking: uno per la Champions (dove, tutto sommato, stiamo ancora a galla) e l’altro per la Coppa n.2. Risposta di Platini: non se ne parla nemmeno. D’altronde, perché mai Germania o Francia dovrebbero favorirci? E così, continua la discesa. Se la Francia ci raggiunge, non perderemo il terzo posto in Champions ma avremo un playoff in più. Ma, soprattutto, c’è il rischio reale che nel giro di un paio d’anni i nostri club possano contare sempre meno a livello internazionale. Non solo per via del fair play finanziario (che ci penalizza più di altri, avendo scarse risorse da stadio e da merchandising) ma soprattutto perché i grandi “mecenati” del passato (Berlusconi, Agnelli, Moratti) non possono, né vogliono, più spendere certe cifre per il calcio. La stessa Juve, quest’anno, ha fatto un aumento di capitale-record: se non  finisce fra le prime tre, la proprietà difficilmente potrà ancora impegnarsi a quei livelli. In futuro, il nostro calcio faticherà sempre più a ingaggiare campioni (costosi) come Ibrahimovic, per non parlare degli Eto’o. Già adesso dobbiamo dire ai Fabregas. Un problema reale, che molto spesso i nostri presidenti dimenticano, rifugiandosi nella parrocchietta del nostro campionato. L’unico (o uno dei pochi) che sa guardare lontano è Adriano Galliani, ad del Milan: ha parlato di un calcio italiano che da “ristorante di lusso è diventato una pizzeria…”. Immagine chiara, forte, di uno abituato a frequentare ottimi ristoranti. Beh, qualcuno l’ha accusato di lesa maestà. Più le critiche che discorsi costruttivi. Ridicolo: Galliani ha detto la (cruda) verità. Manca però un progetto globale, un piano serio di rilancio: e a Galliani una cosa va rimproverata. Essersi interessato poco in questi anni della Lega di serie A, di cui è stato anche presidente in passato. Ha lasciato che salisse il livello di litigiosità e crescesse (scomparisse…) quello dei programmi, delle riforme. Ognuno guarda in casa sua. C’è da augurarsi, adesso, che almeno l’Unione delle quattro Leghe (A, B, Pro e Dilettanti) possa portare ad una svolta. Ma anche la Figc deve fare la sua parte: entro fine anno (dicono) il consiglio federale discuterà-ad esempio-il piano di rilancio del settore tecnico preparato da Roberto Baggio. E’ un anno che ne parla: a marzo la Figc ha stanziato 50.000 euro per Coverciano, poi silenzio. Manca ancora un progetto definitivo. Speriamo in bene.\r\n\r\nCredits: Repubblica\r\nFracassi Enrico\r\n\r\n
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Pubblicato da
Alberto Zamboni