Come volevasi dimostrare è arrivata la radiazione. Tutto previsto. Tanto che al termine dell’udienza, quello stesso lunedì 6 giugno, l’ottimismo non sembrava proprio il sale della vita. Nonostante tutto, nonostante l’accusa fosse stata rasa al suolo. La fiducia che timidamente si era fatta largo nel pomeriggio, incoraggiata dalle bordate delle difese, si andava diluendo man mano che sfumavano gli echi delle arringhe degli avvocati. Una giornata utile solo a rafforzare la consapevolezza dell’accaduto, non certo a smontare convinzioni troppo radicate per non tradursi nella radiazione annunciata, forse già giacente in qualche cassetto di via Allegri 14, sede della FIGC, in attesa di essere tirata fuori da lì a pochi giorni. Così è stato.\r\n\r\nLa commissione disciplinare ha riservato a tutti i deferiti (Moggi, Giraudo e Mazzini) lo stesso trattamento. Non sono stati premiati gli sforzi della difesa Giraudo di presentarsi al giudicante, redento, ormai insensibile al richiamo del mondo che Moggi, al contrario,non ha mai fatto mistero di voler tornare a frequentare. Se così doveva finire, almeno l’ex direttore è quello dei due che non si è negato il gusto di togliersi più di un sassolino dalle scarpe. È tutto suo il merito di aver almeno provato a inoculare nel giudicante il dubbio di star irrogando una sentenza ingiusta. Ma il giudicante non è mai parso afflitto dai dubbi.\r\n\r\nA differenza di cinque anni fa, le difese hanno avuto tempo e spazio per esprimersi. Indipendentemente dal risultato finale, c’è chi ha voluto sfruttare l’opportunità negata nel 2006, c’è chi non se ne è avvalso preferendo una condotta processuale più accondiscendente con i gusti della Procura Federale. Questione di scelte e le scelte difensive di Giraudo in questi anni hanno sempre offerto spunti di riflessione. Presentandosi scortato da cinque avvocati, e che avvocati, al cospetto di un collegio probabilmente già convinto della radiazione, il Direttore ha invece inteso dare alla federazione un segnale inequivocabile. Di Moggi non  vi libererete troppo agevolmente. La giustizia negata oggi potrebbe essere invocata in altre e più autorevoli sedi domani.\r\n\r\nVeniamo alla radiazione. Un punto in particolare richiama la mia attenzione. Quello in cui si sostiene che l’illiceità della condotta del deferito rende attuale l’interesse dell’Ordinamento sportivo ad irrogare la sanzione della preclusione, “non rilevando in proposito il fatto che comportamenti altrettanto gravi possano eventualmente essere stati tenuti da altri tesserati.” Ci sarebbe tanto da discutere, da spiegare e giustificare circa l’attualità dell’interesse che spinge l’ordinamento sportivo ad emanare oggi, a meno di un mese dalla scadenza delle squalifiche inflitte nel 2006, la pena capitale proposta cinque anni fa.\r\n\r\nMa se la Federazione ammette che – eventualmente – altri soggetti potrebbero aver commesso fatti della stessa gravità di quelli che hanno imposto la radiazione, circostanza intuita dal dott. Francesco Saverio Borrelli già nel 2006 ma divenuta di pubblico dominio da ormai più di un anno grazie alla difesa di Moggi, come giustifica la Federazione Italiana Giuoco calcio la sua inerzia di allora e di oggi rispetto alla gravità di questi fatti? Evidentemente, gli accertamenti relativi alla possibilità che altri tenessero le condotte costate a Giraudo, Mazzini e Moggi la radiazione si sarebbero dovuti svolgere già dal 2006, ossia dalla consegna al Procuratore Federale della relazione conclusiva su calciopoli redatta dal dott. Francesco Savario Borrelli.\r\n\r\nSimili omissioni potrebbero invogliare cattivi pensieri  in chi è già portato a pensare male (e il sottoscritto è uno di quelli). Come hanno già fatto notare altri e più autorevoli commentatori, la lentezza che affligge gli inquirenti federali dal 2006 potrebbe essere vista con occhio sospetto se paragonata alla frenesia dei tempi d’oro della Procura Federale, i tempi in cui bastavano poche settimane per rivoluzionare l’italica pedata. Naturalmente si tratta di sospetti destinati ad essere spazzati via se la FIGC spiegasse questa apparente contraddizione.\r\n\r\nAlla luce di queste considerazioni continua ad affliggermi un altro sospetto. Sia chiaro che si tratta di un sospetto. E se negli anni immediatamente a ridosso della farsa consumata nel 2006 la preoccupazione più pressante in via Gregorio Allegri 14  -00198 Roma, fosse che nessun rompicoglioni si prendesse la briga di andare a scandagliare nel mare delle 180.000 intercettazioni giacenti a Napoli? Circostanza puntualmente verificatasi successivamente. E allora è sin troppo facile farsene venire un altro di sospetto, cioè che in quegli anni, in FIGC,  più di qualcuno sapesse che la condotta, che nel 2011 sarebbe costata la radiazione a Moggi, Giraudo e Mazzini, in realtà era patrimonio di tutte le società, di tutti i presidenti, di tutti i direttori sportivi, di tutti gli addetti al settore arbitrale e che nonostante ciò si sia voluto caparbiamente proseguire nell’unica direzione in cui sin dall’inizio si era mossa l’inchiesta. Vedremo se questo accanimento in quell’unica direzione non si rivelerà alla fine un azzardo e le radiazioni emesse ieri non saranno destinate a produrre scorie difficili da smaltire.\r\n\r\nE veniamo al Direttore che su un punto mi sento di criticare all’esito di questa farsa. A radiazione ancora calda, Luciano Moggi, evidentemente seccato, non ha rinunciato al suo solito show in cui ha affermato di essere in possesso di materiale pruriginoso in grado di creare imbarazzi a più di una persona in FIGC.\r\n\r\nMi permetto allora di rivolgere al Direttore un appello accorato. Direttore, per cortesia, la pianti una buona volta con i modi da mammasantissima de noantri. Si renda conto che questi avvertimenti a chi ha orecchie per sentire contribuiscono a pregiudicare i suoi interessi e quelli di chi a vario titolo la sostiene in questa battaglia. La finisca con i messaggi trasversali, le accuse velate che alla fine le si ritorcono puntualmente contro. Se quella roba scottante di cui dice di essere in possesso è davvero in mano sua, la esibisca, la pubblichi, la faccia ascoltare, la faccia vedere nei siti, nei forum, in televisione. Altrimenti non ne faccia menzione.\r\n\r\nNon saranno questi espedienti a salvarla dalle porcate, dalle polpette avvelenate che da cinque anni le servono a pranzo e a cena. A salvarla sarà la sua voglia di combattere, quella che in questi anni non le ha mai fatto difetto e che alla fine la premierà. Ad assolverla saranno gli argomenti e le prove a sostegno della sua innocenza. Saranno, caro Direttore, le palle. Quelle che chi la persegue non ha mai dimostrato di possedere.\r\n\r\nUn sincero in bocca al lupo.\r\n\r\nDi Mauro Vandali