Querelle Amauri-Pazzini, le opinioni degli altri Nazionali
Nel frastuono azzurro su Amauri sì-Amauri no, c’è un attaccante rapido che sguscia tra le polemiche e guadagna metri verso il Mondiale: è Antonio Di Natale, 29 presenze e 9 gol, alla sua terza vita in nazionale e domani contro la Svezia capitano. Esordì nel 2003 con Trapattoni, diventò uomo chiave con Donadoni, ora si sta facendo largo anche nell’Italia di Lippi. Ma i giochi per la lista Mondiale, lì davanti, sono ancora tutti aperti. E molto dipenderà dall’arrivo del brasiliano Juve. Ieri Pazzini aveva dato voce allo scontento di chi, all’interno dello spogliatoio azzurro, vede male l’arrivo all’ultimo minuto del centravanti brasiliano. Dopo Gattuso («scelga, l’Italia non è l’Azerbaigian»), Gilardino («gli attaccanti che ci sono bastano»), Zambrotta («difficile immaginare un inserimento all’ultimo») e ieri il doriano, oggi è però toccato ad altri azzurri scendere in campo per controbilanciare il piatto. «Se Amauri arriverà, sarà il benvenuto: questo gruppo accoglie chiunque a braccia aperte – ha detto Giorgio Chiellini, compagno di squadra nella Juve – Anche con Camoranesi ci furono difficoltà iniziali, sei anni fa quando arrivò: oggi è considerato uno di noi. Ad Amauri l’ho detto, il bello della nazionale è il clima, e la capacità di accogliere tutti da parte dello spogliatoio. L’abbiamo fatto con Candreva e Biondini qui, perchè non dovremmo farlo per lui?». Che non sia una questione di nazionalità ma di ruoli, è fuori discussione; allo stesso modo la differenza tra i due ragazzi di Livorno e Cagliari e il centravanti bianconero è chiara a tutti. «Se Thiago Silva prendesse il passaporto e lo chiamassero in nazionale al posto mio, lo accetterei: ma mi darebbe molto fastidio, è ovvio», ha dovuto ammettere Legrottaglie, provando a calarsi nei panni degli attaccanti italiani insidiati da un giocatore nato a Paracuriba, nello stato di. «Ciascuno è libero di dire come la pensa. Ma a capo di questa nazionale c’è un grande allenatore, che ha vinto un Mondiale – ha proseguito il difensore bianconero – Rispettiamo le opinioni di Pazzini o di altri, ma rispettiamo anche le scelte dell’allenatore, cui spetta decidere. Amauri brasiliano o italiano? Io lo considero un collega, punto e basta. Ma perchè non si parla mai di chi è qui, e sempre di chi non c’è? Detto questo, se viene Amauri noi siamo contenti». «Non è questione di italiano o brasiliano: di sicuro quando arriverà lui darà tutto per questa maglia – prosegue Chiellini – E l’inno non è un problema, se l’ha imparato Camoranesi», e intanto l’italo-argentino sfila dallo spogliatoio facendo ai cronisti l’inequivocabile gesto dei rompiscatole, per sdrammatizzare. «Quella di Pazzini è stata una posizione a difesa del gruppo, non ha detto nulla di così grave – riprende Chiellini – La nascita non è un problema, noi juventini potremo aiutare Amauri ad inserirsi. E poi qui non ci sono fazioni nè pro nè contro lui o Cassano».\r\nMa opinioni differenti sì, come dimostra Galloppa. «L’arrivo di Amauri qualche problema lo potrebbe provocare, si rischia un effetto a catena – ha detto il giovane centrocampista – Quanto a Cassano, se non è qui è colpa sua. Se un giocatore di quel talento non è già in nazionale, la colpa può essere solo sua». Oggi, spazio all’esordiente Maggio («non gioco terzino dai tempi della Samp, ma va bene ugualmente») e a Biondini dall’inizio. Per il centrocampista del Cagliari oggi una ‘carrambatà molto gradita: a fine allenamento lo ha riabbracciato il fratello, dopo 24 ore di volo dall’Australia, che ieri lo aveva chiamato dallo scalo di Bangkok nascondendo di essere in viaggio. «Non può esser lui», ha detto Biondini prima di lasciarsi andare all’emozione.\r\n\r\nCredits: ANSA\r\nFracassi Enrico – Juvemania.it