Devo confessare che alle vedove di Sarri non ero preparato. Pensavo che con Pirlo fosse chiaro e definitivo ormai che la diatriba Sarri e Allegri e l’annessa questione sul bel gioco fosse superata. Niente da fare evidentemente lo zoccolo duro di quelli del belgiochismo (che alla Juve l’anno scorso non si è mai visto) non demordono e chiedono già oggi, più o meno insistentemente, la testa di Pirlo reo di aver già fatto peggio (dopo 5 giornate!) del suo predecessore. A questo punto mi sembra doveroso sottolineare come il progetto Pirlo non ha nulla a che vedere con il progetto dell’anno scorso.
Nel 2019 Sarri arrivò caricato di responsabilità dovute a molti, forse troppi, fattori. Da una parte si era spinta la questione contro Allegri a dismisura e contro quello che veniva definito un non gioco e un allenatore addirittura deleterio. Dall’altra ci veniva “venduta” l’idea pro Sarri come la rivoluzione del gioco. L’allenatore, che con la squadra di Allegri (perché questo è il punto), avrebbe fatto decisamente meglio, non solo vincendo, ma addirittura vincendo bene e facendoci vedere una specie di Harlem Globetrotters in campo. Gli stessi sostenitori di Sarri consideravano le vittorie di Allegri il minimo sindacale vista la rosa (considerata fortissima) a disposizione. Sull’ onda emozionale di tutte queste aspettative, evidentemente mal riposte, Sarri ha fallito clamorosamente su tutti i fronti. Non solo il gioco non si è mai visto, ma addirittura in parte è peggiorato (vedi fase difensiva imbarazzante) e lo scudetto, meritatamente, ma faticosamente vinto, non poteva essere una discriminante a suo favore visto che l’anno prima, con grosso modo gli stessi uomini, era considerato un qualcosa di scontato con ogni allenatore possibile. Si può dire che Sarri è stato vittima di sé stesso e dei suoi sostenitori e della grande considerazione che aveva e che di fatto lo ha portato alla Juve. Se fosse venuto solo per fare bene e vincere probabilmente a fine anno sarebbe stato confermato. Infine se sul piano tecnico il progetto Sarri è stato deludente, ma ha portato comunque il nono scudetto di fila, che non è mai scontato, sul piano economico è stato drammatico e disastroso per le casse della società. Per un anno abbiamo pagato due allenatori, Allegri e Sarri, fra i più cari in Italia e per ora, almeno finché Sarri non troverà, se troverà una sistemazione, la questione non è risolta con il tecnico di figline che ha ancora due anni di contratto. Dulcis in fundo il rapporto mai sbocciato (pare) con la società e con la squadra che ha infine fatto decidere per un cambio di guida tecnica.
Ora va da sé che Pirlo non rappresenta una continuità del progetto Sarri. Non rappresenta l’allenatore che porta il bel gioco (nessuno ne parla più) e non rappresenta nemmeno l’allenatore che resta indiscutibilmente legato al risultato. Il progetto è nuovo. Se con Sarri si era tentata la rivoluzione per non morire, questa di Pirlo non è una restaurazione, ma bensì una nuova rivoluzione forse ancora più profonda di quella dell’anno scorso, che lo era per metà. Per la terza volta in 40 anni la Juve punta su un mister costruito in casa dopo Trapattoni e Ferrara. A questo mister dà una rosa di giovani, in cui molto vecchi sono stato depennati e non gli si chiede la luna nel pozz,o ma di costruire la Juve del futuro e costruirsi lui come allenatore per guidare la Juve del futuro. È proprio evidente che non c’entra nulla col belgiochismo (almeno per ora). È evidente che vi vorrà forse oggi più tempo che prima. È evidente infine come oggi i giovani dentro il progetto siano molto di più di quelli che avevano i suoi predecessori. Alcuni è probabile non verranno confermati altri ne arriveranno. La Juve ha abbassato il monte ingaggi e inserito giovani in rosa che si spera daranno i propri frutti nei prossimi anni. Si è iniziato forse quel progetto Bayern Monaco che molti hanno in bocca, ma pochi hanno la pazienza di aspettare che si realizzi. La Juve dopo 9 anni è inesorabilmente e irrimediabilmente invecchiata. Non si poteva aspettare oltre per iniziare a ringiovanire. Ora non ci resta che avere pazienza e vedere poi se i fatti ci daranno ragione.