Non posso oggi non far mia l’accusa mossa da Tony Damascelli a Juventus e Sampdoria (trovate il suo articolo integrale per ‘Il Giornale’ in basso): presuntuosi e incapaci racchiude perfettamente quello che l’universo di personaggi che ruota attorno a queste due società, la prima delle quali ci sta certamente più a cuore. “Abbiamo le idee chiare”, ci ha raccontato ieri Marotta; “il calcio me lo insegnano in pochi”, fa eco il compare Del Neri. Senza entrare nel merito dei contenuti, ci fermiamo ai risultati, quello che conta nel calcio: essere “la terza forza del campionato poiché si è perso di più solo di Milan e Inter” come dice ancora Del Neri è quanto di più assurdo si possa sentire al termine di un campionato in cui bene che vada finisci ottavo. Eppure la proprietà non fa una grinza, anzi per bocca dell’azionista di maggioranza confermerebbe tutto e tutti. Difficile davvero commentare una situazione del genere. Lasciamo la parola a Damascelli, con il quale spesso siamo stati in disaccordo, ma che negli ultimi tempi ha sempre dipinto un ritratto perfetto dell’attuale stato della Juventus…\r\n
Cassano campione d’Italia, Pazzini vice, Mancini alza la coppa d’Inghilterra, la Juventus perde a Parma ed è fuori, al novantanove per cento dall’Europa, la Sampdoria passa dalla champions alla serie B, piangono i tifosi, piange il capitano Palombo. Il passato mette rabbia e malinconia. Il presente è mortificante. Il futuro non ha colore. Tre sono gli uomini sconfitti da questa stagione incredibile: un presidente, un amministratore delegato, un allenatore, nelle persone di Garrone, Marotta e Delneri, uniti da una specie di filo rosso e di didascalia: nel football contano i calciatori; le chiacchiere, il brand, il progetto, il fair play finanziario, il nuovo stadio, non fanno cronaca, non fanno polpa. Sampdoria e Juventus sono immagini del passato, prossimo e remoto, hanno ritenuto e ancora ritengono di poter campare senza grandi attori pur sapendo di essere state protagoniste proprio grazie a questi, a Mancini e a Vialli, a Zidane e a Nedved, a Pazzini e a Cassano.\r\nIl resto è fuffa che serve a chi non conosce e non frequenta il football, è demagogia che non può cancellare le lacrime di Palombo che chiede scusa ai tifosi, unendo le mani in preghiera umile, non può cancellare la superbia, per non dire altro, di Delneri che non arretra di un centimetro, non rassegna le dimissioni perché non si ritiene un colpevole, un responsabile di una stagione perversa, quella juventina. Non lo fa l’allenatore, non lo fa l’amministratore delegato, dico Marotta non certo Mazzia (la Juventus è un caso unico anche in questo, è la sola azienda che vanta ed esibisce due amministratori delegati e, nonostante l’euforia numerica, ha un bilancio in rosso pesantissimo).\r\nNon si presenta nemmeno Garrone che non ha sbagliato a liberarsi di Cassano o a vendere Pazzini ma ha clamorosamente fallito le scelte di gennaio e il cambio di allenatore. La Juventus pensa ancora di potercela fare all’ultima giornata, sperando in una sconfitta della Roma proprio con la Sampdoria; è questa la sua dimensione nuova, ha voluto stracciare volgarmente il proprio passato ma pensa di poter vivere di rendita con quello, chiede la restituzione degli scudetti ma non è capace di conquistare nemmeno un posto in europa league. Era accaduto dopo l’anno in B, e ci stava per regolamento. Era accaduto nell’anno di disgrazia di Montezemolo e lo riscrivo per la centesima volta, Gianni Agnelli mandò a casa tutti, ma proprio tutti. Il suo erede, John Giacobbe Elkann, ha invece chiesto a una scolaresca: “Delneri non vi piace?” come se si trovasse a XFactor e ha completato la gaffe affermando che “Buffon non gioca da un anno e mezzo”.\r\nSi potrebbe replicare al presidente di Exor che la Juventus non esiste più da cinque anni e proprio l’Ingegnere dovrebbe conoscerne i motivi. Tra un giro in Formula 1 e un colpo di cricket, potrebbe informarsi. Così come Garrone che, dopo aver incassato il monte premi dell’aumento del prezzo della benzina, si è finalmente accorto che la Sampdoria va a pedali. Ma, come dicono loro, il calcio è bello perché è vario. Anche avariato.