Pirlo-Juve, questione di stile e di feeling

Con Andrea Pirlo alla guida della prima squadra della Juventus, Agnelli ha anticipato il progetto di costruirsi in casa il tecnico del futuro

A volte ritornano. Già, perché Andrea Pirlo, per volere del presidente Agnelli, è (ri)tornato a casa. Sì, ha fatto ritorno alla Juventus, ma questa volta nei panni di allenatore. Dopo aver vestito la gloriosa casacca bianconera dal 2011 al 2015, conquistando ben sette trofei, l’ex numero 21 della Vecchia Signora avrà l’arduo compito di guidare i campioni d’Italia in carica. Scelta rischiosa, rischiosissima quella del massimo dirigente bianconero, ma suggestiva, romantica, di cuore, intrisa di passione e a dir poco coraggiosa. Questo perché Pirlo, fino ad oggi, e di certo non per colpa sua, non ha mai allenato nemmeno la Nazionale italiana cantanti, per cui si ritroverà tecnico della prima squadra dopo esser stato chiamato come nuova guida della Juventus Under 23 senza essersi mai seduto su quella panca.

La totale mancanza di esperienza fa paura, genera un comprensibilissimo scetticismo, ma è doveroso anche ricordare che nella mente di Andrea Agnelli balenava già da tempo l’idea di costruirsi l’allenatore in casa, da zero, un po’ sulla falsa riga di Barcellona e Real Madrid, che rispettivamente con Guardiola e Zidane hanno dato vita a un nuovo vincente corso “famigliare”; seppur sia il mister spagnolo, che il francese, erano dapprima passati da un’esperienza formativa al Barcellona B nel caso di Pep (stagione 2007-2008), mentre Zizou era stato il vice di Carlo Ancelotti al Real (2013-2014) e poi al timone del Real Madrid Castilla dal 2014 al 2016. Inoltre, altro aspetto assolutamente da non sottovalutare, è riconducibile alla scelta di Agnelli degli allenatori in dieci anni di presidenza bianconera. Conte prima, Allegri poi, sono stati due big della panchina da lui fortemente voluti, a differenza di Delneri, arrivato a Torino grazie a Beppe Marotta, e Sarri giunto sotto la Mole perché assai stimato da Fabio Paratici. Ebbene, facendo un rapido bilancio, si evince che il figlio di Umberto Agnelli ha pienamente dimostrato di aver avuto ragione.

Tornando all’attualità, Pirlo raccoglierà l’eredità del nicotinomane Sarri, senza dubbio capace di condurre Madama alla vittoria di uno storico nono scudetto consecutivo vinto a fatica, soffrendo oltre il dovuto, sebbene fra mille difficoltà e con qualche attenuante, ma anche artefice dei peggiori numeri in assoluto nell’arco di questi nove anni trionfali.

Andrea Pirlo: alla scoperta della sua filosofia di gioco

Giudicare Pirlo come allenatore, per ovvi motivi, è praticamente impossibile. Per cui, comunque andrà a finire la prossima stagione, potrà essere giustificato almeno per la totale inesperienza da tecnico. Però, come spiegato dall’ex fuoriclasse di Flero in sede di conferenza stampa (in pompa magna) da mister della Juventus Under 23, la sua idea di calcio sembra essere molto chiara: «ho in testa il mio modello di gioco da un po’ di tempo. La mia squadra dovrà avere la padronanza del gioco». Poi, ha aggiunto: «i moduli, secondo me, non sono fondamentali. Bisogna vedere prima i giocatori che hai a disposizione, e in base a questi metterli nelle migliori condizioni per farli rendere al massimo. Ci possono essere tantissimi moduli, ma poi è l’occupazione degli spazi la cosa più importante. Bisogna occupare bene lo spazio, i calciatori giusti nelle posizioni giuste e avere delle idee di gioco, dei principi ben chiari da attuare». Inoltre, in un’amena chiacchierata in videochiamata con l’amico ed ex compagno di Nazionale Fabio Cannavaro, Pirlo dice: «a me piace il 4-3-3, con un grande possesso palla, ma dipende dai giocatori. Se ti fissi con il tuo modulo, quando i calciatori non possono assimilarlo, butti via tempo e anche loro non rendono come dovrebbero».

Dunque, perlomeno sulla carta, sembra che il campione del mondo azzurro sappia benissimo ciò che vuole dalla sua squadra, oltre a dimostrare, al momento a parole, di essere tatticamente molto intelligente ed elastico. Per giunta, come da lui stesso dichiarato alla stampa, è stato allenato da quattro top del calibro di Ancelotti, Lippi, Conte e Allegri, che ovviamente gli hanno insegnato tanto, per sua stessa ammissione. Quattro eccezionali allenatori dai quali potrà attingere.

Le doti umane e il feeling con l’ambiente

Scegliere Andrea Pirlo non è soltanto sinonimo di ringiovanimento, che dovrà essere attuato anche per quanto concerne un organico da migliorare, un perfezionamento indispensabile a prescindere da lui. Ma la decisione di affidare il comando a Pirlo è legata, soprattutto, alle sue immense doti umane, al suo carisma, alla sua personalità, alla sua capacità di compattare un ambiente che conosce profondamente, a quella di creare empatia e osmosi con i suoi calciatori, alla sua voglia di trasmettere la juventinità, al suo idilliaco rapporto umano con i senatori Buffon, Chiellini e Bonucci. In più, lui incarna perfettamente lo stile Juve, tutto l’opposto del tabagista incallito Sarri, un vero e proprio gentleman molto più pacato e cordiale nella comunicazione rispetto all’ex Napoli e Chelsea. Dunque, Andrea Pirlo si presenta con tutte le credenziali ad hoc sotto ogni punto di vista. La bacchetta è pronta. Ora toccherà a lui dirigere egregiamente l’orchestra. Stavolta, però, non dal manto erboso, ma direttamente dalla panchina. Bentornato, maestro!