Federico Chiesa può diventare un top di livello mondiale. Facile parlare oggi, qualcuno potrebbe dire, quando metà della tifoseria della Juventus, forse anche di più, ne ha osteggiato l’acquisto. Bisogna dare atto a Fabio Paratici, regista dell’operazione, e alla Juventus di essere sempre andati dritti senza mai ascoltare gli umori della piazza. È una delle caratteristiche peculiari della società bianconera, che si distingue anche per questo dagli altri. Se uno vince sempre o quasi, e altri non vincono mai, un motivo ci sarà, no?
Aver acquistato Chiesa per 50 milioni e con una formula con pagamenti dilazionati nel tempo è stato un capolavoro, ora lo possiamo dire. La Juve è stata vicinissima a Chiesa anche nel 2019, ma è riuscita a concretizzare la trattativa solo nel 2020. Decisiva la volontà del ragazzo, che al momento in cui saltò l’operazione l’anno prima si presentò alla presentazione delle maglie della Fiorentina rabbuiato e contrariato, come registrò anche la dirigenza viola al tempo. Il figlio d’arte ha sempre voluto la Juventus e ha fatto di tutto per poter vestire la maglia bianconera.
Spinto da un papà, Enrico, che quella maglia l’ha sfiorata (e probabilmente se n’è pentito), Federico ha fissato il suo obiettivo e grazie anche agli incastri giusti lo ha raggiunto. In tanti scommettevano che non avrebbe avuto successo, che sarebbe stato un flop e che già la sola presenza in rosa di Ronaldo gli avrebbe tarpato le ali. Per nulla intimorito da CR7, Chiesa alla sua prima stagione a Torino ha collezionato 46 presenze tra campionato e coppe, condite da 15 gol e 11 assist. Un bottino importante se si pensa che molti calciatori bravi, appena indossata la maglia della Vecchia Signora si sono sciolti come neve al sole. Ma anche se si pensa a quei calciatori che avrebbero avuto la possibilità di vestire la maglia della Juventus ed hanno rifiutato perché impauriti dall’eventualità di non essere all’altezza.
Si potrebbe fare l’esempio di Domenico Berardi, che qualche anno fa è stato più che vicino a trasferirsi alla Juve, ma non ha avuto la forza mentale di trasferirsi a Torino e mettersi in discussione giocandosi una maglia con altri campioni. Meglio rimanere in provincia ed essere titolare sempre, avrebbe pensato l’esterno calabrese secondo quanto riferiscono le cronache giornalistiche del tempo. E ieri sera si è vista la differenza, mentale oltre che tecnica, tra giocatori che si perdono appena il livello della contesa si alza spariscono dal campo e chi invece come Chiesa entra e spacca letteralmente tutto.
Il gol messo a segno contro l’Austria è un mix di qualità, freddezza, concentrazione. Del resto, da uno che in stagione ha fatto spesso arrabbiare Ronaldo perché non ha mai subito alcun timore reverenziale in campo, c’è da aspettarsi di tutto. Chiesa è un ragazzo serio, sicuro di sé, preparato dentro e fuori dal campo (il suo inglese nelle interviste con le TV estere sono un piacere). È nato con la mentalità vincente e lo stile Juve nel dna, la sua naturale destinazione non poteva che essere il club bianconero. E il naturale svolgimento degli eventi lo porta verso l’essere nei prossimi anni uno dei più forti calciatori a livello internazionale. Penso al tanto celebrato Salah, ad esempio, e mi pare che Federico possa fare un percorso anche superiore.