Prigioniera della sosta e distratta dal Bordeaux, la Juventus risponde come può all’Inter, regolando di misura l’Udinese dei senza Di Natale. Avrebbe dovuto essere una tappa di trasferimento verso la partitissima con i campioni (5 dicembre), è stata un’odissea nella spazio (intasato). Evviva la classifica: i punti di distacco dall’Inter rimangono cinque; e quelli di vantaggio sul Milan, due. Qual è l’anello debole della Juventus? I terzini. Bene: cross di Caceres, gol di Grosso. Il calcio si diverte a convertire la scienza in riffa, e viceversa. D’accordo, la partita la fa sempre la Juve, o almeno tenta. Nessun dubbio sui diritti maturati. Precisato ciò, la squadra di Ferrara regala letteralmente un tempo, il primo: molle, presuntuosa, scortata da cori ignobili (contro Balotelli). Succede anche al Milan – e, ogni tanto, persino all’Inter cannibale – di cedere fette di torta. Dipende a chi. Da cicala a formica, da dodici gol (e sei subìti) in tre gare a uno scarto così piccolo e laborioso. Più che l’ingresso di Del Piero al posto di Giovinco, un’ombra, si rivela prezioso l’innesto di Sissoko al posto di Felipe Melo, un disastro. Sissoko cambia il centrocampo. Chiellini, lui, tiene su di peso la difesa. Attraversa un periodo di forma straripante. Proprio per questo, occhio ai gomiti: con Floro Flores ha rischiato grosso. L’importante – diranno, direte – era vincere. Missione compiuta. Molto inglesi, ed equilibrate, le partite di Firenze e San Siro. Il Parma è squadra verticale, complimenti a Guidolin: dietro l’aria da prete, che ne ha spesso annacquato la carriera, si agita un sarto di straordinario livello. La Fiorentina, quando i nodi vengono al pettine, per un motivo o per l’altro dimentica sempre il pettine. Meritava di più il Cagliari di Allegri, gioiosa macchina da contropiede manovrato. A proposito, domanda per Collina: perché il contatto Gillet-Vucinic, a Roma, era da rigore e Dida-Matri, al Meazza, no? Chi ha sbagliato, Gava o Valeri? Leonardo non vincerà lo scudetto, ma sta recuperando credito. Cinque vittorie e un pareggio nelle ultime sei gare. La formula del tridente più Seedorf e Pirlo paga. Lesi i sacri equilibri, spaccata e allungata la squadra, sacrificato il pressing per le ripartenze: non è il calcio di ieri né di domani; è, semplicemente, «un» calcio. Adeguato alle risorse e ai limiti dei singoli: dove sarebbe l’eresia? L’arbitro ha tartassato il Chievo, a Marassi contro la Sampdoria, ma il gol manesco di Mantovani è stato digerito senza nemmeno un ruttino. Sabato in serie B, agli sgoccioli di Sassuolo-Piacenza, un assistente aveva salvato l’Hansson di turno da una schiacciata di Bressan, portiere-attaccante del Sassuolo. Per tacere del Pazzini «amichevole» di Italia-Olanda: tranquillo Henry, non sarai mai solo.\r\n(La Stampa)