Quando correva sulla fascia, capitano del Milan e della Nazionale, era un esempio di terzino di classe e un modello di fair play. Ora, Paolo Maldini rischia di dovere percorrere i corridoi del Palazzo di Giustizia di Milano e di finire in un processo con l’accusa di corruzione, perchè per evitare controlli fiscali avrebbe dato soldi a un funzionario dell’Agenzia delle entrate, a cui si sarebbe affidato anche per una verifica illecita relativa a un’operazione immobiliare che voleva portare a termine, in Toscana.\r\nLa “bandiera” del Milan è «estremamente tranquillo sull’esito finale di tutta la vicenda», come ha spiegato il suo legale, l’avvocato Danilo Buongiorno. Il pm di Milano Paola Pirotta ha chiesto il rinvio a giudizio per Maldini con le accuse di corruzione e di accesso abusivo a sistema informatico, mentre ha chiesto l’archiviazione per la moglie, Adriana Fossa, accusata solo del primo reato. Ora spetterà al giudice fissare l’udienza preliminare per discutere sulla richiesta di processo. Nell’inchiesta, partita alcuni anni fa e che ha portato a numerosi arresti a più riprese, sono coinvolte una quarantina di persone tra dipendenti dell’Agenzia delle entrate e commercialisti, i quali avrebbero aiutato decine di imprenditori e titolari di società ad aggirare i controlli fiscali o ad ottenere trattamenti più favorevoli. Alcuni degli indagati hanno già patteggiato in fase di indagine.\r\nL’ex terzino rossonero, secondo l’accusa, si sarebbe rivolto al funzionario dell’Agenzia delle entrate di Milano 1, Luciano Bressi, finito in carcere nell’inchiesta, per ’aggirarè controlli fiscali. Stando alle indagini, fino al 23 giugno 2009 Maldini avrebbe corrotto Bressi offrendogli non solo «l’onorario per lo studio (circa 40 mila euro annui)», ma anche la «procura speciale» della società costituita con la moglie, la Velvet Sas, «da cui scaturivano ingenti corrispettivi ’in nerò (somma non inferiore a 185 mila euro)». Inoltre, tramite Bressi, avrebbe acquisito «dati riservati» all’anagrafe tributaria (da qui l’accusa di accesso abusivo a sistema informatico) sul conto di Alessandro P.B., che faceva parte di una società nella quale l’ex calciatore sarebbe voluto entrare per un affare immobiliare. A carico dell’ex calciatore ci sono anche alcune intercettazioni.\r\nIn una telefonata del 26 gennaio 2009, l’ex capitano parlava con Bressi e gli diceva: «Volevo fare una piccola verifica su, su, su Alessandro eh.. Come si può fare (…) Su di lui si può fare una verifica eh .. fiscale su di lui». L’avvocato Buongiorno spiega di essere «estremamente soddisfatto» per la richiesta di archiviazione della posizione della moglie dell’ex calciatore, mentre si dichiara «non poco sorpreso» per la richiesta di processo nei confronti di Maldini. Una richiesta di rinvio a giudizio che arriva, a suo dire, «nonostante l’assoluta assenza di prova a suo carico, nonostante quanto dichiarato dal signor Paolo Maldini nel corso dell’interrogatorio dallo stesso richiesto».\r\n\r\nCredits: La Stampa\r\nFracassi Enrico – Juvemania.it