Ora si abbia il coraggio di voltare pagina

Juventus-Real Madrid chiude il ciclo delle “leggende” della difesa bianconera: con la riconoscenza non si va da nessuna parte e l’esperienza, dice il campo, non è garanzia di vittorie

Juventus- Real Madrid sancisce probabilmente l’addio all’edizione 2017-2018 della Champions League da parte della Vecchia Signora, ma sicuramente chiude un ciclo. Quello della BBC, anche se già monca di Bonucci, ceduto al Milan l’estate scorsa. La gara dell’Allianz Stadium contro Ronaldo e gli altri extraterrestri che hanno vinto 3 Champions negli ultimi 4 anni ha confermato quanto si era già visto a Cardiff, ossia che i “vecchietti” della difesa sono ormai logori e con l’esperienza non riescono più a sopperire alle altre mancanze. La rivoluzione sarebbe dovuta partire probabilmente dopo la finale persa nel 2017, ma la dirigenza bianconera ha preferito protrarre l’agonia di un altro anno.

Anticipare l’arrivo di un anno dei vari Caldara e Spinazzola sarebbe potuto essere un importante vantaggio, un anno in più di rodaggio per i due, anche perché Alex Sandro è assente ingiustificato ormai dalla seconda metà della stagione scorsa. Attenzione, perché qui non si vuole sminuire quanto fatto di spettacolare e stratosferico da gente come Buffon, Barzagli e Chiellini in questi anni, ma semplicemente si vuole sottolineare come la gratitudine e la riconoscenza nel calcio possono costare molto care. Lo sapeva bene Luciano Moggi, che metteva sul mercato chiunque si avvicinasse alla soglia dei 30 anni: è accaduto con Vialli, Baggio, Ravanelli, Zidane e qualche altro elemento che magari avrebbe potuto dare ancora un apporto importante alla Juventus, ma in termini e modi non più ritenuti da top club assoluto.

Ieri sera si è avuto una sorta di dejà vù di quanto accaduto due stagioni fa contro il Bayern, con l’esperto Evra  a commettere l’errore decisivo non spazzando un pallone che avrebbe chiuso la gara in favore dei bianconeri. L’impressione che si ha è che il ricambio generazionale viene sempre rinviato nei big match, nella convinzione che contro le grandi è obbligatorio che giochino i “vecchietti” perché hanno più esperienza. Così come allora fu per Evra, che giocava tutte le partite più importanti, mentre a Sandro spettavano le gare “facili”, anche ieri Allegri si è affidato alla vecchia guardia, convinto che in qualche modo la partita loro questi qui la portino sempre a casa.

Abbiamo assistito invece ad un tracollo senza se e senza ma, perché se ha ragione Allegri sul fatto che la Juve se la sia giocata per larghi tratti alla pari con il Real – forse davvero la migliore partita della Champions di quest’anno al di là del risultato – è altrettanto vero che gli errori della difesa siano stati marchiani e ingiustificabili. Barzagli si è preso tutte le colpe del primo gol, mentre la seconda stratosferica rete di Ronaldo è avviata da un pasticcio di Buffon e Chiellini, ai quali riguardando le immagini sembrano proprio tremare le gambe alla sola vista del portoghese. Una mancanza di sicurezza e lucidità derivante da una prestanza fisica che non c’è più, poiché in certi frangenti serve spensieratezza e freschezza atletica. La conclusione è abbastanza chiara ed evidente e non vuole mancare di rispetto, è da ribadire, nei confronti di chi oggi è leggenda: se non si riparte rinverdendo la rosa, in particolare la difesa, non si riaprirà un nuovo ciclo. Chiellini non deve essere titolare inamovibile, Barzagli e Buffon, se davvero vogliono continuare, non possono partire avvantaggiati sempre e comunque nelle partite decisive, poiché la storia delle ultime stagioni dice che l’esperienza non è garanzia di vittoria. Una lezione che vale anche per mister Allegri.