Nuovo logo Juve: non tutti sono contenti? Pazienza, la società bianconera se lo attendeva, considerato che ad ogni cambiamento importante non si può pretendere di convincere tutti. Si tratta del risultato di un lavoro svolto per 18 mesi e che non riguarda solo un logo da apporre sulle nuove maglie a partire dalla stagione 2017-2018. È una rivoluzione totale del mondo Juve, come ha già annunciato il presidente Andrea Agnelli.
E lo conferma anche Manfredi Ricca, Chief Strategy Officer di Interbrand, la società che ha lavorato per conto della Juventus al progetto di “rebranding”. “Il nuovo brand – dice Ricca alla Gazzetta dello Sport – è solo la parte di un piano di sviluppo più ampio che parte dal calcio, ma va oltre: guarda ai nuovi mercati e al digitale. Non è il cambiamento in sé, ma solo la sua espressione. I tifosi parlano di “storia svilita”? Era in conto: un brand rappresenta la passione oltre all’ossatura commerciale di un club, per questo la diffidenza è comprensibile. Rispettiamo i tifosi, ma nel lungo periodo cambieranno idea”.
Insomma, la società bianconera aveva già messo in conto che il taglio netto con il passato “grafico” avrebbe creato qualche scompenso, ma del resto, i cambiamenti si fanno non per convincere chi tifoso lo è già, bensì per avvicinare chi tifoso non lo è.
“Dal punto di vista estetico – continua Ricca – , può piacere o no, ma tutti noteranno il grande coraggio. Il nuovo logo sintetizza tre cose: le strisce bianconere, essenza del club; lo scudetto, inteso come ambizione di vittoria; e la “J”, riconoscibile e cara all’Avvocato Agnelli. Le altre squadre seguiranno, la Juve ha scelto di anticipare i tempi anziché subirli. In fondo, il logo sposa il Dna del club: la ricerca del coraggio e dell’eccellenza”, conclude.