Nordsjelland-Juventus: l’analisi tattica

(Di Francesco Iannello) Diciamolo subito: Antonio Conte ha sbagliato la formazione.Ieri in Danimarca contro i semi-sconosciuti del Nordsjaelland la Juventus non ha fatto una bella figura.E’ arrivato un pari che serve a poco, un 1-1 che ora rende infernale il cammino verso la qualificazione. A poco serve guardare che l’armata ucraina di Lucescu ha battuto anche il Chelsea e che ora, molto probabilmente, la qualificazione la Juventus se la giocherà a Torino proprio contro i blues.Ma prima bisogna di nuovo incontrare questa scorbutica formazione danese e vincere allo Juventus Stadium\r\n

Dicevamo della formazione: sottovalutazione dell’avversario?, turn-over programmato per centellinare le risorse della propria rosa? Pensatela come volete, ma Conte ha esagerato. La vera finale era ieri sera in Danimarca e non a Torino sabato contro il Napoli. I tre punti contavano più in Europa che in campionato e invece il duo Conte-Alessio ha preferito dare spazio a qualche cambio di troppo. Lucio per Barzagli, Isla-De Ceglie per Lichsteneir-Asamoah, Matri-Giovinco per Quagliarella-Vucinic. Il brasiliano dietro ha scricchiolato di fronte alle folate dell’olandese John. Isla sull’out di destra a centrocampo ha palesato ancora un forte ritardo di condizione, ma era comprensibile. Il cileno ha bisogno del ritmo partita per ritrovarsi, ma la sua prestazione è stata un pò molle e scialba. A tratti è sembrato troppo debole per sobbarcarsi il doppio lavoro in fase offensiva e difensiva. Buon per lui e per la Juve, però, l’assist decisivo per il goal di Vucinic. Da rivedere.

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Dall’altra parte De Ceglie. Il valdostano ci prova, si danna l’anima, corre e sbuffa, ma diciamoci la verità: pecca in qualità e lucidità. Benino in fase propositiva dove qualche suo cross impensierisce la retroguardia danese, male in difesa. Approssimativo è dire poco il suo retropassaggio a Chiellini, peraltro fuori misura, che poi ha portato al fallo di Chiellini su Laudrup che ha consentito a Beckmann di trarre profitto con un bel goal dal conseguente calcio di punizione. Male l’attacco. La squadra crea, tira in porta, ma non segna. Troppi errori, troppa superficialità. Manca il killer d’area di rigore, manca il top-player, il Trezeguet della situazione che ti fa goal da ogni posizione dentro l’area di rigore. La volontà c’è in avanti, la qualità un pò meno. L’impressione è che Matri e Giovinco siano ancora troppo acerbi a questi livelli. E allora l’interrogativo sorge spontaneo. Perchè lasciare in panchina Vucinic? Ok magari il montenegrino non era al 100%, ma è suo il goal del pareggio. Quagliarella addirittura in tribuna e Bendtner che ha assaporato il campo negli ultimi 10 minuti. Al vikingo danese non gli si può chiedere di fare i miracoli.

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Detto questo: la Juve sembra non reggere la pressione del doppio impegno. La squadra è apparsa stanca. Vidal e Marchisio stanno tirando la carretta e si vede. Un suggerimento a Conte. La vera alternativa a Lichsteiner si chiama Martin Caceres e non Isla. Il cileno è il perfetto sostituto, seppur con caratteristiche diverse, di Vidal. D’altronde già a Udine l’anno scorso giocava interno a destra nel centrocampo a 5. Manca un esterno sinistro di valore. Non lo è Asamoah, che si sta adattando a quel ruolo. Il ghanese sarebbe perfetto nel ruolo di Marchisio. Non lo è De Ceglie, perlomeno in Champions. Il ventiseienne non ha la qualità giusta per fare la differenza.

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Un altro quesito a Conte: la squadra ormai ha assimilato il 3-5-2, ma sembra esserne a volte anche vittima. Ha ragione Carlo Nesti quando dice che è “una Juve ancora una volta troppo “schiava” del 3-5-2. A questa squadra inizia a mancare un uomo come Simone Pepe, decisivo nella parte iniziale della scorsa stagione. Il ritorno al 4-3-3 è il modulo ideale per esaltare le qualità di Matri, Vucinic, Pepe etc. A volte occorre variare e ieri lo si è fatto e guarda caso quando si era schierati col 4-3-3 è arrivato il pari.

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Chiudiamo con la difesa e con una provocazione: questa squadra sembra essere Barzagli dipendente. Signori il vero leader della difesa è il trentunenne toscano, non ce ne vogliano nè Bonucci, nè Chiellini. La sua presenza in campo è quasi indispensabile e Lucio ancora una volta ha dimostrato di non essere all’altezza. Infine: se escludiamo Buffon e Pirlo questa squadra non possiede fuoriclasse. Onesti operai, onesta gente che corre e che possiede una discreta qualità, ma nulla più. In Italia va bene, ma in Europa per fare la differenza serve maggiore altro, serve quel tasso tecnico individuale che a questa squadra manca ancora. Mircea Lucescu e Shakthar Donetsk docet.

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