Nicchi (presidente Aia): “Abolire il fuorigioco? Perché no…”

Abolire il fuorigioco? Nel calcio tutto è possibile, negli ultimi anni ci sono state tante novità ma questo non è il compito degli arbitri. Il presidente dell’Aia Marcello Nicchi, ai microfoni di ‘Radio Anch’io Sport’ si dichiara possibilista in merito all’eliminazione della regola del fuorigioco, elemento principale di polemiche arbitrali. Fino a quando la regola esiste il nostro compito è applicarla nel miglior modo possibile. Oggi i nostri assistenti hanno dimostrato di essere fuori dal comune per bravura. Gli errori ci possono essere – ha aggiunto Nicchi – Ci preoccupa quando gli errori sono evidenti o inspiegabili, il resto fa parte del gioco. Quello di ieri a Cagliari è stato un errore evidente. In campo però nessuno se ne è accorto. Si vuole fare il confronto uomo-macchina, ma per me non sarà mai possibile. Il calcio è bello, stiamo attenti a non sciuparlo ed esasperarlo. Quando si sbaglia non si può far nulla se non chiedere spiegazioni a scopo didattico. L’assistente Papi è il migliore d’Italia e insieme a lui c’era uno dei migliori arbitri. Il designatore ha già parlato con l’assistente che si è detto molto dispiaciuto di non aver visto bene il momento del passaggio”.\r\n\r\nCESENA-ROMA\r\nSono due cose diverse. A Cesena bisogna capire se era o non era fuorigioco. L’azione era diversa e difficile da comprendere“.\r\n\r\nNESSUNA SPIEGAZIONE A ZAMPARINI\r\n“Non devo dare spiegazioni a nessuno, le diamo solo in sedi ufficiali. Non rispondo personalmente a nessuno. Abbiamo lo stesso rispetto per tutti – prosegue Nicchi – .Se si guarda qualunque partita in diretta per qualunque intervento arbitrale si fanno due-tre replay e il più delle volte l’arbitro ha ragione a volte sbaglia, ma è umano. In dieci gare di Serie A, ogni quaterna arbitrale prende circa 50 decisioni, quindi sono 500 a domenica, il più delle volte si parla di 2-3 errori complessivi. Stiamo tutti attenti a non esasperare. Tutto si ripercuote non solo sull’immagine del nostro calcio, ma anche in modo pericoloso nei campi di periferia, con dichiarazioni assurde che provocano violenze e portano noi, come categoria arbitrale, ad una media di 150 arbitri all’anno che finiscono al pronto soccorso“.