\r\nE invece ecco che i giudici (veri) del tribunale di Torino dicono che no, che la Triade non ha commesso alcun reato amministrativo. Che il fatto non sussiste. Che i tre uomini che dal 1994 al 2006 hanno retto una delle più grandi squadre al mondo senza chiedere alla Fiat un soldo che fosse uno, si sono comportati rettamente. Bene, e a questo punto che cosa fa la cupola proprietaria della Juve, che cosa dice, che cosa dirà? È una questione di onore, una questione di verità, una questione di civiltà. A questo punto che cosa fa e dice la proprietà Juve di Roberto Bettega, dell’unico uomo esperto di calcio che fosse rimasto a Corso Galileo Ferraris nell’estate 2006 e che era stata sbattuto fuori, lui che da Calciopoli non era stato preso nemmeno di sguincio? Quello che è stato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi della Juve, ha diritto o no a un risarcimento morale e professionale? Rispondete voi che mi state leggendo.\r\n\r\nE poi, com’è che il gran capo della Juve di oggi, Jean-Claude Blanc, dice chiaro chiaro e semplice semplice che gli scudetti della Juve sono 29? E allora dove sono andate a finire le cose terribili e le colpe pazzesche di Moggi e della sua gang se gli scudetti erano stati guadagnati sul campo? E che ne è dell’onore e dell’attendibilità di una cupola proprietaria che per mesi e anni non ha speso una parola a difesa della strepitosa saga avviata dalla Triade nel 1994, una saga coronata dalla partita finale della Coppa del Mondo del 2006 dov’erano in campo – da una parte e dall’altra – 8 juventini e dove l’allenatore della nazionale era un allenatore nato e cresciuto in Juve? Sì o no la risposta a questa domanda è una questione di civiltà?\r\n\r\nMi direte: e tutta quella roba, tutti quegli inciuci telefonici tra Moggi e i designatori arbitrali, e l’onnipotenza del “direttore” da come si rivolgeva a tutti, e quelle stramaledette schede svizzere che servivano a telefonare chissà che cosa di torbido e di sleale? Naturalmente su tutto questo aspettiamo i fatti, le risposte che daranno i giudici del processo di Napoli.\r\n
\r\nQuando dico fatti, quelli non sono certo “il colpo di tosse” di cui ha parlato un testimone a proposito di come venivano sorteggiati gli arbitri delle varie partite di serie A. Il “colpo di tosse” non è un fatto, è una barzelletta. Così come non è un fatto e bensì un dramma umano lo sfogo di Zeman in tribunale, di uno che attribuisce a Moggi tutti i reati possibili nei suoi confronti anche se non quello di avere stuprato la sua eventuale sorella. Questi non sono fatti. Sono contrasti professionali e umani che esistono nella vita di tutti noi. Per quanto mi riguarda ve ne potrei raccontare a bizzeffe e fare i nomi e cognomi di gente cui imputare di non aver vinto il Nobel della letteratura o il Pulitzer del giornalismo. Solo che i miei non sarebbero fatti, bensì penose barzellette che non farebbero ridere nessuno. E va bene aspettiamo. Aspettiamo innanzitutto il lavoro dei giudici di Napoli. Mentre per quel che è della proprietà della Juve non siamo disposti ad aspettare. Se c’è, batta un colpo dopo la sentenza di Torino.\r\n\r\nP.S. Quanto ai tifosi della Juve che cantavano domenica scorsa i cori contro Mario Balotelli, il primo grande giocatore italiano dalla pelle nera, non ho parole per dire il mio disprezzo nei loro confronti. Un disprezzo perfino superiore a quello che proverei per un eventuale allenatore di una squadra rivale che sperasse che il campo della Juve venga squalificato in ragione del comportamento di quel pugno di idioti.\r\n(Fonte: Libero)