Mughini: “Juve, finalmente un segno di vita, ma i tifosi vogliono gli scudetti”

Accoglie positivamente la presa di posizione della Juventus, Giampiero Mughini, uno dei più strenui difensori dei colori bianconeri del post-Calciopoli. Ma si accontenta in parte: i tifosi – puntualizza Mughini dale colonne dell’edizione odierna di Libero – quelli che hanno dovuto subire palate di fango negli scorsi quattro anni, rivogliono gli scudetti 28 e 29, quelli vinti meritatamente sul campo. Ecco il suo intervento…\r\n\r\nArriva finalmente, dopo quattro anni di sordomutismo, una nota ufficiale della società Juventus dove, per quel che è di Calciopoli, il pane lo si comincia a chiamare pane. Alla luce dello strabiliante materiale che gli  avvocati difensori di Luciano Moggi si sono procurati a forza di denaro e di indagine accanita, la Juve chiede «parità di trattamento » con le altre società coinvolte in quel fiume di telefonate in cui dirigenti dell’Inter o del Milan chiedevano che ad arbitrare quella data partita fosse l’arbitro Tizio e i guardalinee Caio e Sempronio. Telefonate la cui esistenza, ancora pochi giorni fa, era perentoriamente negata dai pm di Napoli che stannogiudicando se Antonio Giraudo e Luciano Moggi avevanomesso in piedi omeno «unaorganizzazione a delinquere» che fungeva da signora dei campionati. Un’accusa tutta fondata sul presupposto che fossero solo Giraudo e Moggi a circumnavigare i designatori arbitrali, a commentare con loro affabilmente partite e arbitri, a imprecare contro decisioni giudicate sbagliate, addirittura ad andare a cena con quei designatori: accompagnati dalle loro mogli, un’aggravante non da poco.\r\nUna costruzione accusatoria che si sciogliecome neve al sole alla luce del materiale che abbiamo letto e che leggeremo. Per aver fatto Moggi telefonate analoghe al suo amico trentennale Paolo Bergamo, telefonate in cui il “direttore” della Juve parlava di quel che è il pane e la religione della sua vita, quale arbitro fosse più capace professionalmente ad arbitrare una partita importante, la Juve è stata derubata di due scudetti, cacciata dalla Champions e dai suoi redditi, scaraventata in B e per giunta con una sonante penalizzazione, disossata professionalmente di tanti suoi campioni e infine costretta a venderli ai rivali pur di sopravvivere.\r\nLa nota della Juve dice che questa «parità di trattamento » loro la avevano sempre chiesta. I fatti dicono\r\nesattamente il contrario. All’origine degli sfracassi di Calciopoli/Farsopoli c’è esattamente il fatto che la società bianconera (e dunque la sua proprietà) aveva offerto l’altra guancia a giudici sportivi e a giornalisti euforici che stavano picchiando amorte contro la Juve e la sua leggenda.\r\nDi telefonate intriganti ne erano emerse già in quei 2-3 mesi estivi in cui si compì il massacro della Juve, e c’erano di mezzo il Milan, la Fiorentina, la Lazio. «Parità di trattamento» un beatissimo c…. Al Milan tolsero qualche punticino e lo riacciuffarono per la collottola pur di aprirgli le porte della Champions, che poi la squadra di Ancelotti vinse. Pur di avere qualche punto di penalizzazione in meno, la Juve decise di non ricorrere al Tar, un ricorso arduo ma non impossibile da vincere. Sui giornali vicini a casa Agnelli il sordomutismo era ed è stato impressionante. Per dire del quotidiano della famiglia, La Stampa, solo da un paio di settimane l’argomento Calciopoli vi viene affrontato con una qualche attenzione problematica, come se non fosse così scontato che Moggi altri non era che la versione più recente del Male Assoluto. Non c’è stato grande giornale italiano che abbia mai speso una parola a favore della Triade, e questo sino a un editoriale di Mario Sconcerti apparso sul Corriere della Sera una decina di giorni or sono. C’era solo Moggi a difendere se stesso su Libero o in alcune tv private.\r\nE già questo era insopportabile a tanti, che Moggi esercitasse il suo diritto alla difesa. Per dire di un cialtrone, ascoltavo alcuni giorni fa su una radio privata che è la mia preferita una trasmissione il cui conduttore, nel replicare alla telefonata di uno che malediceva la presenza di Moggi in alcune tv private, gli diceva che aveva una ben misera opinione del suo tempo se stava ad ascoltare quel che diceva Moggi.\r\nPer quattro lunghi anni se no nci fossero stati alcuni siti juventini e alcune tv private, non una parola sarebbe stata pronunciata a difendere la storia della Juve e le sue vittorie. Non ci fosse stato l’eroico lavoro artigiano di Emilio Cambiaghi (autore di un magnifico Manuale di autodifesa del tifoso juventino), di Stefano Discreti, di Massimo Zampini, di tutti i prodi che costruiscono l’informazione quotidiana del sito Ju29ro.com (al cui recentissimo e imperdibile Che fine ha fatto la Juve? sono orgoglioso di avere apposto la prefazione), di blogger quali Mauro Zucconi (strepitoso un suo articolo sul Secolo XIX in cui supplicava John Elkann di vendere la Juve a un emiro), la dittatura del “pensiero unico” anti-Juve sarebbe stata totale. La dittatura di un pensiero che vuole la Juve signora degli scudetti solo perché imbroglia e corrompe, un pensiero che aveva fatto capolino già nell’Italia dei cinque scudetti consecutivi bianconeri negli anni Trenta. Il pensiero da “bar dello sport”, e non è un caso che i giudici sportivi dell’estate 2006 abbiamo fatto riferimento a quel pensiero come a qualcosa di cui avevano tenuto conto.\r\nDopo quattro anni di sordomutismo la proprietà della Juve s’è insomma desta. «Parità di trattamento» significa chiedere la riapertura del processo sportivo, e ci mancherebbe altro che non fosse possibile per un qualche cavillo. «Parità di trattamento » significa richiedere indietro il 28° e il 29° scudetto, i due dell’era Capello, due scudetti tra i più belli della saga juventina, e di cui non c’è leale giocatore di calcio o mister da me incontrati in tanti anni che nondicesse che la Juve li aveva stravinti sul campo. Con una squadra di cui 8 titolari su 11 disputarono la finale di Germania 2006.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni