Moggi: “Vicenda scudetto di cartone? L’Inter ne esce distrutta”
Dal blog di Cristian Rocca, 7 luglio 2011. Riassuntino molto onesto. C’è una sola società calcistica, al mondo capace di violare così costantemente regole, leggi e qualsiasi tipo di atteggiamento etico. Il passaporto falso e la patente ricettata per tesserare un calciatore che non avrebbe potuto giocare e che quindi ha falsato campionati. La conseguente condanna in un tribunale penale di un suo alto dirigente. I pedinamenti di una struttura deviata nei confronti di calciatori, dirigenti ed arbitri. Uno scudetto assegnato dall’ex membro del Cda. L’eliminazione degli avversari per via telefonico-giudiziaria (con i giudici scelti dall’ex membro del Cda pochi minuti prima dell’avvio del processo sportivo, a cui è stato tolto pure un grado di giudizio). La vendita fittizia del proprio marchio per sanare il bilancio. Il supermegasconto concesso dall’ex membro del Cda sulla sanzione plurimilionaria dell’organo di controllo Covisoc. Il mancato rispetto delle regole per l’iscrizione ai campionati. Gli scambi e le supervalutazioni di calciatori. I contratti invalidi di Milito e Thiago Motta. I“regalini”ai designatori. Un arbitro in attività arruolato come “cavallo di Troia” (e la Federazione?). Le richieste di ottenere un particolare arbitro, evitando la procedura del sorteggio. Le accuse di illecito sportivo diretto, prescritte per l’intervenuta prescrizione causata dell’occultamento delle telefonate.\r\nTre quarti di queste cose, accertate ed incontestabili, sui giornali non vengono ricordate e quando è la procura federale, come è successo adesso, ad avanzare “rimbrotti”, arriva allora la solida argomentazione difensiva secondo cui Giacinto Facchetti era un galantuomo. Non mi pare proprio che Moratti possa continuare a gloriarsi del papocchio 2006. I molti “Riccardo cuor di leone” del Consiglio Federale, fatta eccezione per il rappresentante dell’Assoallenatori Dante Cudicio, unica voce pensante nel silenzio assordante, hanno lasciato per il momento lo scudetto all’Inter, grazie al loro “non possumus”, ma lo scenario che ne è uscito è esattamente il contrario di quanto il patron nerazzurro si poteva augurare. Sotto l’aspetto morale l’Inter ne esce distrutta. Non una sola voce dei grandi media, e non solo, ha approvato il papocchio, sicché Abete è riuscito nella straordinaria impresa di ottenere dissensi bipartisan. Sulla stessa linea i tre quotidiani sportivi, che sul tema mai erano stati assieme. Tuttosport ha condotto una crociata, ma stavolta si allineano anche il Corriere («La sconfitta del calcio») e la Gazzetta, forse anche perché la rosea si è vista sconfessata nelle soluzioni previste. Abete è così diventato il «Don Abbondio nel giorno del giudizio» e attenzione alle parole di Andrea Monti. Dice, riferendosi al rammarico di Abete per la mancata rinuncia di Moratti alla prescrizione: «Può bastare? No. Di sicuro non basterà alla Juve e a tutte le altre squadre penalizzate nel 2006 che si attendevano parità di giudizio e di trattamento. L’etica – preannunciata da Abete, ma polverizzata nei fatti, ndr – non si prescrive », insiste Monti. C’è pure il distinguo di Guido Rossi nella lettera indirizzata alla stessa Gazzetta, «non c’erano altre informative (cioè, intercettazioni) se non quelle che portarono ai deferimenti del 2006». Queste parole, che sanno tanto di pentimento e autoaccusa, dovrebbero fischiare intorno alle orecchie di Moratti. Rimandano non solo alle lacune dell’indagine fatta da Auricchio, e per esso dai pm del processo di Napoli, ma significano che se avesse avuto consapevolezza di ciò che era stato messo da parte, Guido Rossi non avrebbe trasferito lo scudetto all’Inter e, forse, ne avrebbe chiesto il deferimento.\r\nIn merito, il presidente della Lega di serie B, Abodi, è però del parere che «Rossi non poteva non sapere delle altre telefonate ». È quello che penso io. Nel momento in cui, finalmente, le situazioni si chiariscono, nel momento in cui il Palazzi ha avuto il coraggio di scrivere che l’Inter si è resa colpevole di illecito sportivo (troppo chiari erano i contenuti delle intercettazioni), il governo del calcio, a cominciare dal suo massimo esponente, si nasconde. Da parte nostra, siamo andati a cercare sullo Zingarelli la parola “etica”, invocata da Abete come la sola cosa che non può essere prescritta. «Filosofia morale che deve guidare nell’adempimento della propria professione», dice il dizionario. Vuoi vedere che qualcuno in Figc denuncerà adesso il furto del vocabolario, così come è successo per altre pratiche…?\r\n\r\nDi Luciano Moggi per Libero