È singolare come una formula in puro burocratese appaia al contempo tanto limpida: «Il fatto non sussiste». E così, il sottoscritto, Antonio Giraudo e Roberto Bettega sono stati assolti ieri al processo per la presunta manipolazione dei conti della vecchia gestione Juventus. I pm avevano chiesto tre anni per me e Giraudo, due per Bettega. La Juve, dal canto suo, aveva proposto di patteggiare una pena pecuniaria ma il giudice ha accolto conferito alla società un’assoluzione piena. Plusvalenze e compravendità illegale di giocatori? Invenzioni. Doping amministrativo? Neanche l’ombra.E pensare che tutto l’impianto accusatorio si reggeva su due pilastri, rivelatisi poi giganti dai piedi d’argilla: 1) le valutazioni di compravendita non sarebbero state congrue a quello che si è rivelato il vero valore di alcuni calciatori come Zidane, Mutu, Maresca, Miccoli e tanti altri; 2) dubbi riguardo alcune operazioni di intermediazione.\r\n\r\nDa qui è nata una pletora di capi d’imputazione, che spaziavano dalla truffa alla Federazione con parametri sbagliati di iscrizione ai campionati fino a reati tributari. La verità è che ogni addebito si è rivelato totalmente infondato: se io decido di pagare un giocatore X un certo prezzo è perché il mercato dice che quello è il costo. Non si può contestare il fatto che io abbia speso troppo o troppo poco per un calciatore, soprattutto considerando che simili valutazioni sono state fatte a posteriori. E quindi tutto frana, come la sentenza ha perfettamente dimostrato.\r\n\r\nPrima Roma, dunque, poi Torino, aspettando Napoli: tutti i giudici stanno verificando che la marea mediatica ha portato solo fango e la verità è ben altra. Con l’esito del processo di ieri la Juve ha risparmiato 70mila euro e ne è uscita giustamente pulita: una certificazione che il lavoro svolto nei dodici anni a Torino è stato perfetto, un attestato indiscutibile ai successi ottenuti sul campo e dietro la scrivania.\r\n\r\n
Luciano Moggi per Libero